È stato un fidanzamento "tormentato". E anche oggi che il matrimonio è consumato da quasi 5 anni non tutti i nodi – primo tra tutti quello previdenziale – sono sciolti.
Il 1° gennaio 2008, il battesimo dell'Albo unico nato dalla fusione tra quello dei dottori commercialisti e quello dei ragionieri è stato per 105mila professionisti la fine di una lunga vita da separati e lo sbocco ragionevole di una duplicazione di cui da tempo si erano perse le motivazioni (già deboli, secondo qualcuno, quando furono sanciti i Dpr "gemelli" 1067 e 1068 del 1953).
Del resto, in Europa era sempre più difficile spiegare il perché di due Albi per professioni sostanzialmente identiche. Dieci anni di gestazione, dialogo, ma anche incomprensioni, ricorsi al Tar e interrogazioni parlamentari hanno portato prima la legge 34/2005 e poi il successivo decreto legislativo 139/2005 a stabilire le nuove regole della professione economica unificata. Soprattutto, è stato il primo esperimento di due categorie che hanno deciso volontariamente di integrarsi sotto un "tetto comune", un percorso di fatto apripista per geometri, periti industriali e agrari.
Il nuovo Ordine "dei dottori commercialisti e degli esperti contabili" ha fatto confluire dottori e ragionieri nello stesso elenco (quindi sullo stesso piano paritario), la cosiddetta Sezione A, salvaguardando però i rispettivi titoli acquisiti. La Sezione B, infatti, è riservata a una nuova figura professionale, quella degli esperti contabili, laureati triennali che possono operare negli studi contabili con mansioni iunior ma che solo in numeri limitati si sono sinora affacciati alla professione.
Sono state elencate le competenze della professione, ma non sono state conferite in esclusiva. All'Albo unico è andata anche la tenuta del registro dei revisori contabili. Ma la fase transitoria è tutt'altro che conclusa.
Casa comune, ma urne separate. Le elezioni del 2008, che hanno eletto Claudio Siciliotti (dottore commercialista) presidente nazionale e Giuseppe Di Stefano (ragioniere) come vice, si sono svolte con liste rigorosamente separate. Anche il voto previsto tra pochi mesi prevede liste distinte per dottori e ragionieri, ma con possibili apparentamenti. Solo nel 2017 le liste saranno "miste" e la presidenza non sarà più di diritto riservata a un dottore commercialista.
Resta invece aperto il capitolo "previdenza". Il dialogo sinora non è decollato per le difficoltà dei vertici delle Casse di trovare criteri comuni e base dati omogenee per poter valutare i reciproci "stati di salute". Soprattutto, i dottori commercialisti temono di doversi "addossare" il debito della cassa ragionieri dove i pensionati crescono e gli ingressi sono ridotti all'osso perché a esaurimento. In realtà, il Consiglio di Stato ha riconosciuto alla Cassa ragionieri "pari dignità" rispetto alla Cassa dottori nell'accogliere i giovani. E la prima, con una politica di agevolazioni particolarmente "aggressiva", potrebbe scompaginare gli assetti. Il matrimonio dei trattamenti previdenziali è una storia ancora tutta da scrivere.
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