I presidenti delle Casse professionali fanno appello al Governo. Non per chiedere soldi, porre condizioni, non per mettere in fila gli elementi mancanti (da parte del Governo) per elaborare i bilanci tecnici con proiezione a 50 anni (per esempio, i parametri macroeconomici). La posizione assunta dall'assemblea dell'Adepp – l'associazione delle Casse professionali - è riassunta a fine giornata dal presidente Andrea Camporese. «Siamo consapevoli che la previdenza non può sopportare trattamenti privilegiati. Chiediamo al Governo di affrontare con noi, in trasparenza, il problema del lavoro nel settore professionale, per rispondere all'esigenza dell'adeguatezza delle prestazioni e alla necessità di garantire, nel lungo periodo, l'equilibrio dei bilanci».
Il documento approvato dall'assemblea sottolinea che non volete eludere le responsabilità.
È questo il senso del documento. Non cerchiamo vie di fuga. Lo dimostrano le riforme fatte e in via di definizione: sono a stadi diversi ma basta ricordare quelle di geometri, giornalisti, notai, ingegneri e architetti. Anche i commercialisti, mi sembra, stanno riflettendo su correttivi. È un fatto che i vecchi sistemi retributivi non esistono più. Le Casse sono state protagoniste di una spinta riformatrice che non ha paragoni. La nostra assunzione di responsabilità è nei fatti: ciascuno ha fatto riforme tenendo conto delle platee rappresentate.
Ma il ministero del Lavoro pone l'accento sul problema della sostenibilità. C'è un fraintendimento?
Non vogliamo sottrarci alla prova della sostenibilità a 50 anni. Faccio però notare che registriamo 3,5 miliardi di extra, ogni anno, rispetto alle prestazioni in pagamento. Abbiamo fatto tantissimi passi avanti rispetto alla sostenibilità.
Cosa volete sottolineare allora?
Il problema del lavoro non riguarda solo l'universo dell'impresa. Ci siamo anche noi. Si sa che gli studi professionali – dai notai ai commercialisti – hanno messo in cassa integrazione in deroga i dipendenti? Perché non si tiene conto dei professionisti che aspettano 12-24 mesi prima di essere pagati, dai privati e dalle pubbliche amministrazioni? Perché non riflettere sul fatto che alle facoltà di architettura sono iscritti 100mila studenti? Non dico che la soluzione è nel numero chiuso, ma c'è un problema di mercato, di tenuta economica tra domanda e offerta.
Chiedete un confronto senza pregiudizi. Parte delle colpe, dei pregiudizi, non sta nel fatto che spesso le rappresentanze istituzionali dei professionisti hanno peccato in corporativismo?
Credo sia arrivato il tempo per una chiamata alla responsabilità reciproca. Non chiediamo soldi, non abbiamo ricette precostituite. I professionisti, però, sono parte del mondo del lavoro. Viviamo le difficoltà generali, ma abbiamo competenze che possono essere valorizzate.
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