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Sabato 18 Agosto 2012


ROMA
Sempre meno "penne d'oro", sempre più peones, almeno secondo i vertici dell'Ordine. I giornalisti chiedono una riforma su misura che tenga conto delle profonde trasformazioni subite da una categoria che non assomiglia più a quella pensata da Guido Gonnella, che l'aveva regolamentata nel 1963 e che è considerata sempre meno appetibile: nel 2011 si sono presentati all'esame di Stato 980 aspiranti giornalisti a fronte dei 1.400 del 2009 . Non ha fatto molto e non poteva fare di più per i ristretti limiti della delega, il Dpr professioni. Un regolamento applicato ai giornalisti solo per quanto riguarda la formazione obbligatoria e la deontologia, mentre la categoria si è sottratta all'obbligo dell'assicurazione e alle norme sul tirocinio.
La polizza obbligatoria è stata evitata grazie a un parere del giuslavorista Roberto Pessi, che ha dimostrato come il concetto di cliente sia estraneo al professionista dipendente. All'autorevole opinione si è unita anche la riflessione sulla natura dolosa del reato-tipo commesso da chi scrive: impossibile trovare delle compagnie disposte a fare da scudo in una causa per diffamazione.
Resta il problema dei tanti free lance per i quali la copertura delle spese legali dovrebbe essere assicurata dal giornale in virtù del contratto che, di fatto, si instaura nel momento in cui l'editore accetta il pezzo. La tutela resta però solo teorica soprattutto quando il collaboratore, ma anche il professionista, passa a un'altra testata.
L'ordine nazionale porta a casa il buon risultato di salvare le norme sul tirocinio, perchè di miglior favore rispetto a quanto previsto dal Dpr.
Per i giornalisti con il praticantato, che è già di 18 mesi, si instaura, infatti, un rapporto di lavoro che si trasforma in contratto giornalistico quando viene superato l'esame.
I vertici sono nel contempo contenti e preoccupati per la formazione continua obbligatoria, opportuna ma costosa. Il Consiglio nazionale dell'Ordine ha già trasmesso al Ministero il regolamento e spera nel coinvolgimento, che resta comunque subordinato al via libera politico, di altri enti di categoria.
Alla richiesta d'aiuto ha risposto per ora l'assessore al Lavoro della Regione Lazio, Mariella Zezza, disponibile a spendere per la "formazione dell'informazione" 2 milioni. Quello che l'Ordine non si sente di fare è far pagare i corsi di tasca propria ai circa 25mila precari che guadagnano meno di 5mila euro l'anno. L'urgenza è, al contrario, quella di fornire ad essi una zattera che li protegga, almeno in parte, dalla tempesta perfetta che ha cambiato il volto dell'editoria italiana.
Il sostegno potrebbe essere la legge sull'equo compenso, ora ferma alla Commissione lavoro del Senato, che prevede l'istituzione di una commissione con il compito di sorvegliare le testate perché applichino i minimi retributivi. Per i trasgressori la pena prevista è l'esclusione dai contributi pubblici.
A essere coinvolti sono in gran parte gli iscritti all'albo dei pubblicisti, che qualcuno sperava venisse spazzato via dal Dpr professioni. L'idea è che l'albo di "serie B" sia destinato a ospitare altri professionisti che scrivono per hobby o per passione. Un luogo comune che il consiglio dell'Ordine cerca di sfatare, spiegando che si tratta di "una lista d'attesa" per i "free lance": pagati 2 euro al pezzo con il miraggio dell'assunzione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

I NUMERI CHE SPIEGANO GLI ORDINI

12.200 euro
Imponibile annuo medio Inpgi 2
Alla fine del 2010, in calo rispetto alla media di 13.600 euro con cui si era chiuso il 2009. Per contenere l'abbassamento degli emolumenti dei collaboratori l'Ordine spinge per una legge sull'equo compenso
18.020
Giornalisti dipendenti
Alla fine del 2010 e contro i 18.383 del 2009, numero che sale oltre quota 24mila se il perimetro si allarga anche ai contratti a termine e agli iscritti complessivi alla gestione. Nel corso del 2011 il numero è sceso di circa 200 unità
26.797
Liberi professionisti e co.co.co.
Gli iscritti alla cosiddetta Inpgi 2 alla fine del 2010, in netta crescita rispetto ai 24.999 del 2009. Se si considerazione le doppie iscrizioni (giornalisti dipendenti iscritti sia alla gestione principale, sia all'Inpgi 2) il numero sale oltre quota 32mila
61.900 euro
Imponibile annuo medio Inpgi 1
Alla fine del 2010, secondo i dati della Cassa di previdenza, il reddito medio annuo per i giornalisti dipendenti era poco meno di 62mila euro. L'importo è poi aumentato di alcune centinaia di euro al termine del 2011

10 | GIORNALISTI Impensabile far pagare l'aggiornamento a oltre 25mila precari
  CONTINUA ...»

Sabato 18 Agosto 2012
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