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Il rinvio non basta ai professionisti

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Giovedí 15 Dicembre 2011

MILANO
Tre mesi in più per riformare i sistemi previdenziali. Ma la tagliola del contributivo, se i conti non torneranno, resta.
Con le correzioni del Governo alla manovra (approvate martedì notte alla Camera dalle commissioni Finanze e Bilancio) le Casse di previdenza professionali incassano, per ora, un magro risultato. Di fatto, solo una dilazione dei tempi, dal 31 marzo al 30 giugno, per approvare le riforme necessarie a non cadere sotto la mannaia della conversion obbligatoria al contributivo pro-rata e all'obbligo di chiedere un contributo di solidarietà dell'1% ai propri pensionati per due anni.
Il comma 24 dell'articolo 24 del decreto legge 201/2011 (in fase di conversione) recepisce, infatti, che gli enti previdenziali (in base ai decreti 509/1994 e 103/1996) adottino «entro e non oltre il 30 giugno 2012, misure volte ad assicurare l'equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche secondo bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di 50 anni».
Dunque, rigettate le altre due richieste dell'Adepp (l'associazione che riunisce le Casse stesse), che prevedevano: il ripristino di un arco temporale più ridotto, a 30 anni, per il calcolo dell'orizzonte di sostenibilità e, soprattutto, di poter considerare non solo il saldo previdenziale (cioè la relazione tra entrate per contributi ed uscite per prestazioni) ma anche la solidità del patrimonio tra i requisiti da soddisfare.
Niente da fare. Tanto che il presidente dell'Enpav (l'ente dei veterinari), Gianni Mancuso, che è anche parlamentare, ha fatto sapere che non voterà la manovra. La sua Cassa sarebbe, praticamente, l'unica (tra le 20 dell'Adepp) che, in base agli ultimi bilanci tecnici, soddisfa già i requisiti imposti dal ministro Fornero.
Ma il pressing prosegue. Già stasera Antonino Lo Presti (Fli) e Giuseppe Francesco Marinello (Pdl) presenteranno un ordine del giorno per chiedere al Governo che, nel momento in cui andrà a verificare la sostenibilità a 50 anni degli enti previdenziali professionali, si impegni a tenere conto sia dei patrimoni, mobiliari e immobiliari, sia dei relativi rendimenti.
«In ogni caso, già da gennaio – ha spiegato Lo Presti – come vice presidente della bicamerale di controllo sugli enti previdenziali avvierò un'indagine per monitorare le riforme avviate o nelle intenzioni delle Casse, suggerire interventi e per fare in modo che le procedure non siano penalizzanti per gli enti stessi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA


LE CIFRE

1,7 milioni
La popolazione
È il numero complessivo dei liberi professionisti iscritti alle Casse di previdenza professionali private in base ai decreti 509/1994 e 103/1996 (esclusa Enasarco, l'ente di previdenza degli agenti di commercio)

42 miliardi
La ricchezza
È l'ammontare complessivo del patrimonio delle Casse di previdenza. Secondo i dati forniti dalla stessa Adepp, il 76,3% è costituito dalla componente mobiliare e solo il 23,7% è composto da patrimonio immobiliare

Giovedí 15 Dicembre 2011
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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