Domani il Consiglio di amministrazione di Enasarco è chiamato a nominare il nuovo direttore generale che prenderà il posto di Carlo Felice Maggi, dimessosi di recente per motivi di salute. Salvo sorprese dell'ultimo minuto, a ricoprire l'incarico sarà chiamato Carlo Bravi, attualmente direttore dell'area istituzionale, ossia il core business dell'ente che gestisce le entrate contributive e le prestazioni pensionistiche da erogare; prima di questo incarico, Bravi si era occupato dell'area legale di Enasarco. Una scelta che punta, dunque, a valorizzare una professionalità interna all'ente previdenziale: un'opzione che ha prevalso rispetto ad altre ipotesi che erano circolate negli ultimi giorni. Era stato il ministero del Welfare – nelle vesti di autorità di vigilanza dell'ente insieme alla Covip – a sollecitare Enasarco a effettuare la nomina del direttore generale, riempiendo così la casella centrale della governance dell'ente. Negli ultimi mesi era cresciuta la tensione all'interno della Cassa in merito alla contabilizzazione di alcune scelte di portafoglio operate dall'ente, in parte prese negli ultimi mesi e in parte eredità ristrutturata (più volte) del patrimonio risalente alla gestione Billè: le notes strutturate (circa 1,3 miliardi di euro) che comprendevano veicoli finanziari come Anthracite, circa un anno fa erano state scorporate e affidate ad alcuni fondi creati ad hoc per Enasarco e che ora andranno valorizzati (vedi Plus24 dell'8 dicembre scorso). Completata così la sua governance, la Fondazione dovrà passare a una riorganizzazione operativa su più fronti: in materia di informatica, per quanto riguarda la dismissione del patrimonio immobiliare e infine per quanto riguarda il servizio finanza. Secondo quanto si apprende, la delega per la gestione del cospiscuo patrimonio mobiliare dell'ente (valutato intorno ai 3,5 miliardi di euro) sarà affidata direttamente al consiglio di amministrazione di Enasarco, in particolare per consentire un suo immediato coinvolgimento nella gestione del portafoglio dell'ente; in capo al direttore generale dovrebbe restare salvo sorprese la delega sulla liquidità dell'ente. All'organismo riporteranno anche gli advisor esterni: Deloitte per i rischi operativi e soprattutto Mercer, chiamato a occuparsi dei rischi finanziari e a fornire una valorizzazione degli investimenti dell'ente, comprese le notes strutturate oggetto di discussioni. Non si esclude, in ogni caso, che il Cda decida il varo di una struttura intermedia nella gestione del portafoglio, ossia una sorta di comitato investimenti ristretto che affianchi le commissioni patrimonio e bilancio.
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