Prodotti finanziari strutturati ed Enasarco. È una storia che comincia il 16 settembre 2008, il giorno dopo il crack di Lehman Brothers. Quando si scoprì che nel portafoglio finanziario della cassa di previdenza di agenti di commercio e promotori finanziari, vi erano obbligazioni emesse da un veicolo di nome Anthracite, con sede alle Cayman. Era Lehman a garantire queste obbligazioni. Il fallimento della banca americana diede il via a una telenovela che dura ancora oggi: Enasarco infatti aveva in pancia ben 780 milioni di euro di Anthracite.
Qui non si vuole fare la cronistoria del "viaggio" di tali strumenti finanziari sottoposti a tre ristrutturazioni in quattro anni e mezzo (e relative commissioni pagate ai ristrutturatori). È stato già scritto tanto sul Sole 24Ore, anche di recente, e su Plus24. Ma vogliamo ricordare che la commissione parlamentare di vigilanza sugli enti pensione ha elaborato un rapporto sugli strutturati nelle casse di previdenza (www.parlamento.it, indagine conoscitiva del 19 gennaio 2011). Nelle conclusioni di quel documento si precisava che l'utilizzo di «titoli derivati o strutturati» punta a una «finalità che spesso viene individuata in una non meglio precisata e precisabile "attività di copertura", laddove invece risulta evidente la speranza di guadagno connessa a una pura "scommessa speculativa"» . In quella sede veniva sottolineato anche il ruolo dei consulenti ma questa è un'altra storia.
A distanza di quattro anni e mezzo dal crack Lehman e dall'emersione del problema Anthracite, agenti di commercio e promotori finanziari vorrebbero sapere quanto vale oggi il bond strutturato da 780 milioni e quante sono costate le ristrutturazioni finanziarie. Non dimentichiamolo: sono contributi previdenziali, soldi che serviranno a pagare le pensioni di 255 mila iscritti oltre a quelle che Enasarco versa già mese dopo mese.
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