Un giovane geologo che inizia oggi la libera professione avrà tra 37 anni una pensione pari soltanto al 22% del suo ultimo reddito. Incontrando a Cagliari i geologi sardi, Arcangelo Pirrello, presidente dell'Epap (Ente di previdenza di geologi, agronomi e forestali, attuari e chimici), è partito da questo dato per sostenere la necessità della riforma che l'ente sta portando avanti.
Infatti, con il sistema attuale la pensione di ciascun professionista – i geologi in Italia sono 8.227 - è determinata esclusivamente dai contributi versati. Versando poco si avrà poco, versando molto si avrà molto. «Noi paghiamo le aliquote contributive più basse in assoluto, il 10% - ha sottolineato Pirrello - mentre i liberi professionisti non aderenti a un ente previdenziale come il nostro pagano alla gestione separata Inps il 26% e alla gestione ordinaria il 33 per cento».
Quindi, soltanto un aumento del contributo soggettivo può portare a pensioni più alte, che si avvicinino all'obiettivo ideale del 50% dell'ultimo reddito. Per questo l'Ente di previdenza ha varato una propria riforma che prevede un aumento del cosiddetto contributo integrativo (quello che i clienti pagano in fattura) dal 2% al 4 per cento. Già inviata ai ministeri del Lavoro e dell'Economia, la riforma è in attesa di approvazione.
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