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Le Casse: serve una legge

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Sabato 01 Dicembre 2012

Come annunciato ieri, dopo la sentenza del Consiglio di Stato a loro contraria, le Casse di previdenza dei professionisti porteranno avanti la battaglia legale per vedere riconosciuta definitivamente e a 360 gradi la loro natura di enti privati. Ma per risolvere la questione ora gli enti auspicano che venga messa a punto una nuova legge, partendo dal testo Damiano-Di Biagio, già discusso alla commissione Lavoro della Camera.
«Nel corso degli anni – spiega Andrea Camporese, presidente Adepp – ci sono stati diversi provvedimenti normativi che ci hanno riguardato, quali la vigilanza della Covip, l'applicazione del codice degli appalti, i piani immobiliari e ora la spending review. In questo quadro si inserisce il progetto di legge Damiano-Di Biagio il cui impianto è già stato condiviso dalle forze politiche e va nella direzione di una giusta manutenzione del sistema a 18 anni dalla privatizzazione. Anche se non ci soddisfa completamente, la proposta contiene diversi elementi validi quali il profilo di utilizzo dei patrimoni su cui si deve trovare equilibrio tra protezione e utilizzo a sostegno dei cicli previdenziali».
Del resto dopo la decisione del Consiglio di Stato le probabilità di ottenere ragione per via giudiziaria si riducono: «Non dico che la sentenza ponga la parola fine – commenta l'avvocato Domenico Tulli, partner dello studio Gianni-Origoni-Grippo-Cappelli – ma è un elemento con cui si deve fare i conti. Le conseguenze nell'immediato non sono disastrose per le Casse, ma si dovrà valutare la normativa che verrà. Di certo la sentenza è una marcia indietro rispetto alla legge di privatizzazione».
Che si guardi sempre più al percorso legislativo lo conferma Alberto Oliveti, presidente dell'Enpam (medici e odontoiatri): «A questo punto percorreremo anche la via politica, attendendo le nuove elezioni per ottenere chiarimenti legislativi per trovare soddisfazione a una questione che rieniamo dovuta». Più di un presidente sottolinea l'anomalia per cui gli enti sono di volta in volta qualificati privati o pubblici. «Sarebbe cosa utile – commenta Paola Muratorio, presidente di Inarcassa – che Parlamento e Governo coordinassero gli interventi legislativi sulla previdenza privata, perché siamo considerati pubblica amministrazione quando si tratta di provvedimenti di spesa e imprenditori privati per la fiscalità del risparmio previdenziale».
«Non avere certezza della propria natura giuridica – aggiunge Florio Bendinelli, presidente dell'Eppi (periti industriali) – rende difficile governare in modo sereno gli enti perché non si dispone di leggi che pongano paletti garantiti su cui poter programmare». Entrando nell'analisi della sentenza, il presidente della Cnpadc, Renzo Guffanti, fa notare che secondo i giudici uno degli aspetti che contribuiscono alla natura pubblica dell'attività è che i patrimoni delle Casse derivano da contribuzione obbligatoria. Per i dottori commercialisti, però, è prevista la possibilità di versare aliquote superiori al contributo minimo obbligatorio. Quanto ai risparmi imposti dalla spending review, potrebbe rappresentare una soluzione più efficace fare confluire tali somme in un "fondo intercasse" a cui attingere nel momento in cui una Cassa dovesse avere qualche problema, invece di essere riversati allo Stato che li destina a copertura di spese correnti, senza alcun effetto positivo sul piano della sostenibilità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il quadro
01 | LA SENTENZA
Il Consiglio di Stato ha ribaltato le decisioni del Tar del Lazio, stabilendo che le Casse di previdenza dei professionisti devono essere incluse nell'elenco Istat delle amministrazioni che rientrano nel perimetro del bilancio consolidato dello Stato
02 | LE CONSEGUENZE
Nell'ambito della spending review le Casse sono chiamate a versare allo Stato i risparmi effettuati sui consumi intermedi (almeno il 5% nel 2012). La scadenza era fissata per il 30 settembre. Almeno 9 delle 20 Casse inserite nell'elenco hanno già versato

Sabato 01 Dicembre 2012
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