Le riforme della previdenza privata, varate dalle Casse lo scorso anno, sono orami entrate in vigore. L'analisi riportata a pagina 19 mette in evidenza come le misure adottate per garantire la sostenibilità dei bilanci a 50 anni siano molte severe. Per molti professionisti, nel giro di qualche anno, per avere la pensione di vecchiaia occorrerà raggiungere 70 anni. In qualche caso, si potrà optare per una pensione anticipata collegata al calcolo contributivo delle prestazioni. Due Casse, poi, hanno scelto tout court di determinare l'assegno secondo il metodo contributivo, che è caratterizzato dalla stretta corrispondenza di quanto si riceve con quanto versato. Tra l'altro, in questo ambito va sottolineata la scelta di Inarcassa (ingegneri e architetti), che ha ancorato la rivalutazione dei montanti non all'andamento del Pil alla "ricchezza" dei contributi, una variabile di categoria che dovrebbe responsabilizzare gli iscritti. Sulla tenuta delle riforme è presto per dire, nel senso che – nonostante la severità di cui parlavamo prima – le Casse non possono certo dimenticarsi di monitorare le variabili economico-finanziarie generali e della platea di riferimento. La previdenza, specie di universi limitati come quelli professionali, è affare delicato, perché si risente in modo amplificato delle tensioni e degli squilibri generali. Tanto che all'interno delle Casse inizia a farsi strada la consapevolezza che occorre giocare anche un ruolo attivo per creare ricchezza generale e di categoria. Inarcassa ha deciso, per esempio, di investire nello sviluppo e nell'ammodernamento delle infrastrutture.