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La crisi non è più invisibile. La difficoltà di entrare nel mercato per i giovani, l'affrancamento economico a soli 40 anni, lo spettro della chiusura dell'attività, la cassa integrazione in deroga (prima sconosciuta) per 10mila dipendenti degli studi. I problemi dei liberi professionisti sono sempre più in linea con quelli degli altri lavoratori.
La conferma arriva dalla fotografia scattata dall'Adepp, l'associazione degli enti di previdenza delle professioni ordinistiche, che oggi presenta a Roma il Terzo rapporto sulla previdenza privata italiana. Tra il 2008 e il 2012 il reddito reale dei liberi professionisti (cioè quello che tiene conto dell'inflazione) è sceso di circa il 10 per cento. E l'analisi degli imponibili contributivi degli iscritti alle singole Casse, svolta dal Sole 24 Ore del lunedì, rivela che le perdite in termini percentuali, per alcune professioni, sono ben sopra la media generale.
Avvocati e notai
Dal 2007 al 2012 gli avvocati hanno perso il 17% degli introiti. «Siamo tornati ai valori degli anni Novanta – afferma il presidente della Cassa forense, Alberto Bagnoli – e si è ingrossata la fascia di reddito medio-bassa, mentre solo il 10% dei colleghi dichiara più di 90mila euro l'anno». Una situazione causata, oltre che dalla crisi, «dall'aumento dei costi della giustizia – spiega Bagnoli – e dall'eliminazione dei minimi tariffari». La Cassa, tra l'altro, sta per accogliere circa 50mila legali con redditi sotto i 10mila euro, come ha prescritto la riforma forense: a gennaio è atteso il via libera finale al regolamento.
Ma le entrate più falciate dalla crisi, in termini percentuali, sono quelle dei notai, quasi dimezzate in cinque anni. «La base imponibile dei notai – spiega il presidente della Cassa del Notariato, Mario Mistretta – fotografa in modo esatto l'attività professionale, perché è costituita dal repertorio in cui devono essere inseriti tutti gli atti che seguiamo».
I tecnici
Geometri, ingegneri, architetti e periti industriali sono tra le categorie più colpite dalla crisi. A soffrire sono soprattutto gli architetti che, secondo i dati Inarcassa (la cassa di previdenza di ingegneri e architetti), hanno subìto un calo dei redditi medi del 32,1% dal 2007. «Si sconta la paralisi dell'edilizia e delle costruzioni», commenta la presidente di Inarcassa, Paola Muratorio. A mancare è proprio il lavoro: «Il fatturato medio decresce di più rispetto al reddito», spiega. Rispetto ad architetti e ingegneri, i 94mila geometri attivi stanno meglio. Battono gli architetti, guadagnando in media 1.200 euro in più all'anno (21.756 euro il reddito medio). «La categoria è entrata in nuovi mercati – spiega Fausto Amadasi, presidente della Cassa geometri – ed è forte per noi il radicamento sul territorio, anche nei piccoli Comuni».
Scendono anche i redditi dei biologi, diminuiti del 20,3% in sei anni, anche per effetto dei tagli alla sanità. Ma la categoria sta cercando di reagire, «conquistando spazio – afferma Stefano Dumontet, coordinatore del Consiglio di indirizzo generale della cassa e direttore del neonato Osservatorio sulla professione del biologo – nei settori degli alimenti, della nutrizione e dell'ambiente».
Le professioni contabili
Il reddito medio dei commercialisti ha tenuto negli ultimi anni se si guarda al dato nominale, nonostante il segno negativo nel confronto in termini reali. «La nostra è una professione anticiclica – sottolinea Renzo Guffanti, presidente della Cassa dei dottori commercialisti – e anche nei periodi di maggiore difficoltà la nostra consulenza è necessaria. Inoltre, nel 2012 è probabile che molti colleghi abbiano intensificato i tentativi per incassare le parcelle relative a lavori svolti negli anni precedenti».
I dati 2012 confermano una sostanziale tenuta dei redditi anche per i commercialisti iscritti alla Cassa ragionieri. «Per sostenere i giovani, che scontano di più questa fase di crisi acuta – spiega il presidente della Cassa, Paolo Saltarelli – abbiamo previsto strumenti innovativi, come le borse di studio per i tirocinanti, da 5mila euro all'anno, e i prestiti d'onore».
Le prospettive per il futuro
Le prospettive pensionistiche, per chi ha redditi bassi, sono «tragiche», come sottolinea Arcangelo Pirrello, presidente dell'Epap, l'ente previdenziale di dottori agronomi e forestali, geologi, chimici e attuari: «Occorre varare le riforme verso un sistema più autonomo che consenta di accrescere i montanti individuali con risorse diverse dal contributo soggettivo».
Si preoccupa del futuro anche Roberto Orlandi, presidente dell'Ordine degli agrotecnici: «Fino al 2012 i redditi della categoria hanno tenuto, ma l'indice di rivalutazione dei contributi alle Casse per il 2013 è prossimo allo zero. Il risultato saranno pensioni insufficienti per vivere».
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