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Milano si concentra sul cambio d'uso

di Guido A. Inzaghi

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9 novembre 2009

Le poche "villette" cui applicare gli ampliamenti e gli stringenti vincoli civilistici (regole condominiali, rispetto delle distanze) fanno sì che a Milano l'interesse per il piano casa si sia concentrato sulla sostituzione edilizia:
la cosiddetta "rottamazione" dei fabbricati privi di qualità intrinseca, ma dotati di location e volumetria interessanti.
Secondo i quesiti pubblicati sul sito della regione e secondo gli indirizzi comunali, le zone a prevalente destinazione residenziale in cui è possibile realizzare fabbricati residenziali al posto degli edifici produttivi o non abitativi sono solo quelle definite dal Prg come «residenziali» o terziarie-amministrative.
Un'interpretazione restrittiva della legge regionale n. 13/2009, che testualmente fa riferimento solo al contesto in cui è ubicatoil fabbricato (che deve essere prevalentemente residenziale) e non alla destinazione urbanistica di Prg. In particolare, per la sostituzione edilizia da produttivo a residenziale (articolo 3, comma 3, secondo periodo) la norma non richiama le previsioni del Prg/Pgt, giustificando quindi il riferimento al contesto reale (non giuridico) in cui ricade l'edificio produttivo. La lettura "ampia" della norma è avvalorata anche dal fatto che la deroga per la rottamazione – diversamente dagli altri incentivi – consente di mantenere la volumetria esistente anche se supera del 50% il limite di densità edilizia previsto per la zona.
Secondo le amministrazioni, quindi, non sarebbe consentito riqualificare all'uso residenziale quei fabbricati che, per quanto affogati nel tessuto residenziale, ricadono in zona funzionale «I» (produttiva).
Due esempi su tutti: nella zona dei Navigli sono presenti diversi insediamenti produttivi dismessi che potrebbero essere riqualificati all'uso residenziale, che è ormai la caratteristica prevalente dell'ambito, ma solo seguendo la lettura "ampia".
Al contrario, in zona Ripamonti, ci sono insediamenti dismessi in zona terziario-amministrativa, che possono essere convertiti anche secondo la lettura comunale.

9 novembre 2009
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