«La pelle esterna degli edifici si va sempre più ispessendo, è diventata intelligente e contiene ormai il sistema vitale dell'intera costruzione: in passato valeva due righe tirate via nel disegno, ora integra in un sistema unico pale eoliche, fotovoltaici, megadisplay digitali interattivi. Nel sud della Cina stiamo coltivando un bosco di essenze vegetali da 35mila metri quadrati sulla facciata di una costruzione e presto saremo in grado di integrare alghe produttrici di biofuel, in modo da trasformare l'edificio da consumatore a produttore di energia».
Parte dal marchigiano Simone Giostra, 39 anni, il viaggio tra gli architetti italiani capaci di scalare le classifiche internazionali dell'innovazione. Laurea al Politecnico di Milano, quattro anni nello studio di Alvaro Siza a Porto, poi il trasferimento a New York, dove dal 2006 ha un proprio studio. È considerato un guru del media wall da quando ha realizzato nel cuore di Pechino, per le Olimpiadi, il GreenPix, 2.500 metri quadrati di schermo che allora era la più grande facciata multimediale interattiva ed ecosostenibile del mondo.
L'innovazione in architettura è oggi un mix vincente di sostenibilità ambientale, efficienza energetica, comunicazione interattiva, interdisciplinarietà, capacità di regia. Per gli italiani che lavorano sull'innovazione, in Italia e all'estero, sono i cinque parametri del successo. La professione evolve rapidamente e in gioco c'è la regia di questi elementi che creano nuove generazioni di edifici. «L'architetto si avvicina alla scienza e alla tecnica, ma resta il detentore della vision», dice il bolognese Mario Cucinella, 49 anni, anche lui autore in Cina di due edifici multipremiati: il Sino Italian Ecological Building di Pechino e il Centre for Sustainable Energy Technologies a Ningbo. L'architetto collega, racconta, dà una forma e un cuore alle tecnologie, comunica, affabula.
In questa vision pesa un aspetto etico. «L'architetto - dice Giostra - non può continuare a occuparsi delle case di vacanza come sembrerebbe leggendo le riviste di architettura. Deve occuparsi dell'innovazione che consentirà la sopravvivenza del pianeta e dell'uomo. Dagli edifici arriva il 30% del consumo totale di energia e il 50-60% dell'inquinamento globale. Lo sappiamo da 20 anni, ora non resta che agire».
Marketing? Retorica? Autopromozione? «Cerchiamo di espandere il nostro ruolo - dice ancora Giostra - con collaborazioni che una volta non erano considerate lecite per la professione come produttori di hardware, software developer, artisti digitali, content producer. Qualcuno dice che questa non è architettura, ma l'architettura ormai è multidisciplinarietà». Gli architetti «non inventano nulla, devono sempre guardare ad altri campi per portare conoscenze nuove alla propria disciplina». Scienze naturali, tecnologie, ingegneria, ma anche geografia, marketing. «Rem Koolhaas ha accresciuto la nostra capacità di leggere le città apportando conoscenze statistiche e demografiche». L'innovazione diventa processo produttivo, ora Giostra si è spinto fino a brevettare una nuova generazione di sistemi integrati del curtain wall, con il SolPix che sarà presentato l'anno prossimo alla triennale del design New York.
Cucinella si batte sugli stessi fronti di Giostra, la pelle intelligente e le tecnologie ambientali. Anche lui ha avuto bisogno di emigrare, negli anni 80, nello studio parigino di Renzo Piano, ma è tornato in Italia da più di un decennio. Tra gli ultimi riconoscimenti il Mipim Green Building Award 2009 e l'Architectural Review Future Projects Award 2009, ricevuti quest'anno nella vetrina mondiale e prestigiosa di Cannes.
L'architetto bolognese conosce bene la realtà italiana e va dritto al cuore della sfida industriale. La rivolge direttamente ai produttori delle energie rinnovabili, «rimasti all'età della pietra». Se la prende con le caldaie «tutte blu» e i panelli solari «tutti di forma squadrata». E rilancia: «Non c'è tecnica capace di imporre l'industria green italiana nel mondo, senza una visione e una forma. La guerra al ribasso sul costo del pannello è perdente, siamo in un mercato globale». L'alleanza fra architetto e industria 'eco' alla conquista dei mercati: è questo per Cucinella il vero fronte dell'innovazione.
Matteo Thun, 56 anni, nato a Bolzano, a Milano già negli anni 80 con Ettore Sottsass, è stato direttore creativo della Swatch e ha vinto tre volte il «compasso d'oro» per il design di eccellenza. Due suoi progetti (Hotel Virgilius Mountain Resort a Lana e terme di Merano) sono nell'atlante dell'architettura mondiale da poco pubblicato da Phaidon.
Thun parte dalle difficoltà a fare innovazioni oggi in Italia. C'è un vincolo dato dall'ecologia «che è ormai una conditio sine qua non per costruire in tutto il mondo e anche un must etico per l'architetto, ma che in Italia è resa più complessa da una giungla di leggi nazionali e regionali, per esempio sui criteri di certificazione». C'è un vincolo economico perché «oggi il costo al metro quadrato si è ridotto del 50% rispetto a 7-8 anni fa e se non si rispetta questo parametro vuol dire che il tuo network non funziona e quindi salta». Infine, i requisiti sociali e culturali. Dalla soluzione a questi vincoli potrebbe arrivare una forte spinta all'innovazione. Per esempio, con l'organizzazione dello studio che «deve aprire le porte a un bocconiano per garantire la trasparenza economica, a uno scienziato della natura per garantire l'ecosostenibilità, a uno studioso dei parametri socio-culturali: si dà quindi vita a un network system in cui l'architetto, se va bene, fa il regista». E se va male? «Chiude».
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