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Angelos Charisteas - Grecia

di Dario Ricci

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Angelos Charisteas (Ap)

Difficile, si sa, entrare nel pantheon degli eroi ellenici. Bisogna avere doti fuori dal comune e sopratutto, godere del favore degli dei dell'Olimpo, che spesso si divertono a dare e togliere sorte propizia agli umani, seguendo i propri capricci e desideri. Ma ad Angelos Charisteas, di professione centravanti, quattro anni fa bastò un colpo di testa al momento giusto per entrare nella ristretta cerchia di quei campioni che hanno fatto la storia dello sport greco....

Angelos dei miracoli - "Portiamoci a casa questa fottuta coppa!", gridavano dagli spalti del magnifico stadio da Luz di Lisbona gli oltre 7mila tifosi greci (a scanso di accuse di facile retorica da tifo curvaiolo...). Era la sera del 4 luglio 2004 e la sorprendente Grecia di otto Rehhaggel si stava giocando la finale del Campionato europeo contro i padroni di casa del Portogallo, già sconfitti dagli ellenici nella gara d'esordio della manifestazione. Squadra speculativa, che poco concede allo spettacolo, quella greca: difesa e contropiede, e abile sfruttamneto dei calci da fermo. Piano tattico che ha permesso ai greci di passare il primo turno e poi liquidare la Francia di Zidane e la Repubblica Ceca di Nedved. E copione che si ripete esattamente al 57esimo minuto della finale: calcio d'angolo da destra di Basinas, il portiere portoghese Ricardo e il difensore Carvalho che si fanno sorprendere, e lui, Angelos Charisteas, "centravanti di sfondamento" che già aveva impallinato spagnoli e francesi, inzucca di testa e infila il gol che manda in visibilio un popolo, e ne getta nello sconforto un altro (quello lusitano). Un colpo di testa che sancisce una delle più grandi sorprese nella storia non solo del calcio, ma dello sport mondiale

Prigioniero del mito – Quella di Charisteas è, sportivamente parlando, una parabola in cui si specchia tutta la storia recente del football ellenico, almeno a livello di nazionale. Il 2004 fu l'anno magico di Angelos, che prima dell'Europeo conquistò anche il titolo di campione e la coppa di Germania con la maglia del Werder Brema (non a caso il club dove proprio Otto Rehhaggel ha costruito la propria carriera e le proprie fortune), e dove Charisteas era approdato dopo essersi messo in evidenza con la maglia dell'Aris Salonicco. Divenuto campione d'Europa, Angelos ha provato a fare il grande salto, firmando un contratto con l'Ajax.

L'altra faccia del trionfo - Le tre stagioni trascorse con la maglia dei biancorossi di Amsterdam sono state avare però di presenze in campo (31 in tutto) e gol (12), e ricche solo di problemi di ambientamento e infortuni. Da qui la cessione, nel 2006, agli eterni rivali del Feyenoord, dove però l'attaccante non trova miglior fortuna (28 presenze e 9 gol, decisamente pochi se si afffrontano le non certo impenetrabili difese della prima divisione olandese...). L'approdo quest'anno a Norimberga (21 presenze, 5 gol) sembra l'ultima occasione per provare a rilanciare una carriera che vuole dimostrare di non essere finita in quella sertata magica di quattro anni fa a Lisbona

Fisico da corazziere – I punti di forza sono, paradossalmente, anche la fonte delle principali lacune tecniche del centravanti ellenico. Fisico imponente (191 cm per 84 kg), Charisteas sfrutta la sua mole come puntuale finalizzatore in area di rigore, o approfittando dei cross dalle fasce o dei palloni scagliati in area su calci d'angolo e di punizione. Attaccante statico, insomma, bravo però nell'ostacolare la costruzione iniziale dell'azione avversaria, logorandosi in un istacabile lavoro di pressing sui difensori e i mediani avversari. Doti che però compensano solo in parte una certa ruvidezza di tocco, un'essenzialità tecnica che ha reso, ad esempio, difficile l'inserimento del greco negli schemi offensivi dell'Ajax, squadra che punta proprio sull'eccellenza nei fondamentali per poi costruire le proprie geometrie. Più facile, allora, che Charisteas possa ritrovarsi in un calcio fisico come quello della Bundesliga, sperando che Euro2008 posa dargli nuove motivazioni e soddisfazioni. Magari dopo aver vissuto un'altra estate da sogno con la maglia della Nazionale ellenica

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