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Tutto pronto per il ritorno di Lippi in Nazionale. Abete: "Rinnovo a Donadoni solo in caso di semifinale"

dall'inviato Massimo Donaddio

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25 giugno 2008

VIENNA - Il contratto siglato tra la Figc e il commissario tecnico della Nazionale italiana Roberto Donadoni è stato un contratto firmato tra gentiluomini. Possiamo dirlo ora che il presidente Giancarlo Abete ha svelato con chiarezza, a margine del consiglio nazionale del Coni, gli elementi fondamentali dell'accordo sottoscritto tra la Federcalcio e l'allenatore azzurro poco prima dell'avventura europea: Donadoni aveva chiesto (e ottenuto) un rinnovo del contratto automatico in caso di accesso almeno alle semifinali. Una seconda ipotesi, che prevedeva la possibilità di un esonero da parte della Federazione indennizzato con 9oomila euro lordi, non aveva invece trovato disponibile il ct, che ha deciso di puntare tutto sui risultati, legando ad essi il proprio destino. Avendo la Nazionale di Donadoni fallito l'obiettivo delle semifinali, seppur ai calci di rigore, non c'è bisogno alcuno di ricorrere alla strada dell'esonero, della cacciata furibonda e stizzita, come qualche giornale ha in queste settimane preconizzato, se non invocato. Il contratto si è risolto da sé: ora la Figc – il suo presidente, in verità – ha tutto il diritto e il potere di continuare il rapporto con Roberto Donadoni, oppure di chiamare un nuovo commissario tecnico, che poi sarebbe il "vecchio" ct mondiale Marcello Lippi. Ma prima di tornare al Marcello nazionale (si potrebbe anche scrivere con la maiuscola) dicevamo di un accordo tra gentiluomini, che ha fatto onore a entrambe le parti. Ora, può anche essere che in Federazione pensassero che un ritorno di Lippi sulla panchina azzurra fosse la migliore soluzione possibile, dato anche il fatto che il ct viareggino è rimasto due anni senza allenare continuando a godere i frutti della popolarità consacrata dalla vittoria di Berlino. In questo caso, però, sarebbe stata molto più semplice la strada dell'esonero con una buonuscita relativamente abbordabile, considerando le cifre medie del calcio. Il presidente federale, siglando un contratto vincolato ai risultati, ha dimostrato di non avere secondi fini, di rispettare il suo interlocutore, e di non avere già in tasca – come in troppi dicevano – già un accordo con Lippi, tanto meno un contratto. D'altra parte Roberto Donadoni ha preteso che il suo impegno e il suo lavoro fossero valutati principalmente sulla base dei risultati, senza pretendere né più né meno di ciò a cui aveva diritto.

Ora tutti sanno che la nomina di Lippi è imminente: si parla già di un ritorno in grande stile del suo staff, con Ciro Ferrara e tutto il resto, l'ingresso nel gruppo di Angelo Peruzzi. L'incontro tra Abete e Donadoni dovrebbe avvenire entro un paio di giorni, prima che il presidente federale voli di nuovo a Vienna per la chiusura dell'Europeo. Il nuovo incarico a Lippi sarà dato nei primissimi giorni della prossima settimana, dato che il tempo non è mai troppo e le qualificazioni per i mondiali del 2010 in Sudafrica iniziano già a settembre. Per il nuovo ct si parla di un biennale da 1,5 / 2 milioni annui, appena di più, ma poco, di ciò che percepiva Donadoni.

Mentre la vicenda dell'ex campione del Milan commissario tecnico della Nazionale si avvia all'epilogo, un'ultima nota vogliamo riservarla alla stampa, che non ha smesso un istante di metterlo sottotiro, contestandone ogni scelta, non risparmiandogli alcuna critica e facendo pressioni smodate per un suo avvicendamento, prima, durante e dopo l'eliminazione da Euro 2008, salvo traballare per un attimo dopo la vittoria contro la Francia. Allora tutte le critiche si bloccarono e in molti – come Donadoni aveva notato con ironia – cominciarono a salire sul carro del vincitore, salvo scendere rumorosamente alla fermata successiva, dopo lo scontro con la Spagna. Non si vogliono qui discutere gli errori, non proprio pochi, del tecnico. Non si ricorderà mai abbastanza, però, che ai calci di rigore abbiamo vinto un mondiale e che in Germania, non fosse stato per un rigore dubbio o fortunato, saremmo usciti anche prima dei quarti di finale. Le pressioni in coro, l'atteggiamento a volte conformista delle contestazioni al ct hanno raggiunto punte davero elevate, persino eccessive. Non si può accettare che Donadoni passi alla storia come un perdente qualsiasi. L'esperienza non è stata convincente, certo. Ma pur nella libertà sacrosanta di critica il ct meritava più fiducia e apprezzamento per l'impegno e il lavoro svolto, pur se i risultati non sono arrivati. Avvicendamento sì, ma con dignità. Una qualità che, come ha constatato la Federcalcio di Giancarlo Abete, all'uomo Donadoni proprio non fa difetto.

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