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Russia schiacciata 3-0, la Spagna raggiunge una storica finale europea

dall'inviato Massimo Donaddio

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27 giugno 2008
I giocatori della nazionale spagnola esultano dopo la vittoria sulla Russia, che li porterà alla finale dei campionati europei (AP Photo/Martin Meissner)

VIENNA - Russia-Spagna, la semifinale che non ti aspetti. All'Ernst Happel Stadion di Vienna si fronteggiano due squadre che tradizionalmente non combinano molto in questo tipo di manifestazioni. Bravissimi gli spagnoli nei club, ma in Nazionale hanno sempre seminato bene (buon gioco) ma raccolto nulla. Ancora peggio la Russia, per la quale si deve tornare indietro ai mitici tempi (sportivamente parlando) dell'Unione Sovietica, quando giocavano campioni come Yashin, e in tempi più recenti Protassov, Belanov, Dasaev, Mikhailichenko.

Ora la musica è cambiata, la Russia è tornata a far parlare di sé e delle sue promesse, la Spagna non a caso ha battuto l'Italia, un segnale inequivocabile di un salto di qualità per una nazionale che amava specchiarsi nel proprio bel gioco fino a perdere. Oggi la Spagna è una macchina bel oliata, un meccanismo di gioco in automatico, uno spettacolo per il buon calcio fatto di tecnica e di palleggio. Senza rinnegare la sua tradizione di bel gioco ora la Seleccion è anche spietata, ossia sa concretizzare al meglio le molte occasioni che costruisce e sa mandare in rete i suoi campioni con facilità. Non è bastato il caldissimo e numerosissimo tifo russo per spingere la Nazionale guidata da Guus Hiddink all'ennesimo miracolo. La Spagna di oggi è troppo forte e non lascia spazio alcuno, interrompendo le giocate russe e ripartendo palla al piede con i suoi fenomeni a centrocampo, oggi completamente in palla.

Dai piedi di Xavi, Iniesta e poi Fabregas partono tutte le azioni che portano alla vittoria iberica per 3 a 0. La squadra si muove come un solo uomo, in difesa e in attacco, e non lascia spazio e idee agli avversari. In verità la Russia vista all'Ernst Happel, a parte la prima frazione di gioco, è parsa poca cosa rispetto ai finissimi piedi iberici. Dal punto di vista tecnico non c'è stata partita: solo in avvio Pavlyuchenko ha provato a mettere in difficoltà Casillas con qualche tiro da buona posizione. Nulla da fare: i russi incassano 3 gol uno dopo l'altro, nel secondo tempo, con Xavi, Guiza – entrato in sostituzione di un Torres poco lucido in area – e Silva, un altro dei fari della Nazionale allenata da Luis Aragones. Completamente spento e scarico il "genio" dello Zenit Andrej Arshavin, che non ha praticamente toccato palla. D'altra parte piuttosto deludente anche la prestazione di Fernando Torres, che si agita in area ma non riesce a trasformare in gol le occasioni che gli capitano tra i piedi, manco fosse Luca Toni.

Precisa e affiatata in ogni reparto, la Spagna è una squadra che ha più che meritato di giungere in finale, dove incontrerà la Germania vittoriosa sulla Turchia. Per la gioia del principe Felipe e della prncipessa Letizia, in tribuna a sostenere le Furie Rosse, non è bastato alla nazionale di Hiddink avere dietro di sé un Paese in delirio per il calcio e moltissimi tifosi a prendere d'assalto Vienna, tanto da far dichiarare ai responsabili dell'aeroporto di aver toccato il numero massimo di arrivi nella storia dello scalo della capitale austriaca. Né è servito sapere che perfino in Siberia i fan si riunivano nelle palestre e nei centri sportivi a migliaia per seguire le gesta della Nazionale russa, con il presidente Medvedev in testa. Tutto inutile di fronte alle Furie Rosse di Aragones, che festeggiano un grandissimo risultato.

La Spagna ha potuto imporre con facilità il suo gioco ed è sembrata più determinata rispetto alla partita con l'Italia, evidentemente temuta più di ogni altra gara. Se ne vanno delusi e abbattuti dagli spalti i tifosi di Arshavin e compagni, sventolando bandiere gialle e rosse e cantando a squarciagola sotto la pioggia batente i sudditi di re Juan Carlos, che ormai sarà costretto a tornare a Vienna per la finalissima di domenica. Lì si farà sul serio, con gli incrollabili tedeschi a fare da muro, a cercare di impedire che la Spagna tocchi il traguardo storico, la vittoria finale. Ma le Furie Rosse volano sulle ali dell'entusiasmo e del bel gioco e non vogliono proprio atterrare.

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