PECHINO - L'hanno applaudita, evocata, ricordata. Ma alla festa del fioretto italiano (cioè mondiale) di ieri sera a Casa Italia, nell'Haidian District di Pechino, lei non c'era. Ed è stato un peccato. Perché Giovanna Trillini sulla pedana della Fencing Hall stava mettendo a segno l'ennesimo colpaccio di una carriera inimitabile, lei che della nostra scherma è stata (ed è ancora, almeno fino all'ultima stoccata della prova a squadre) la Gimondi in gonnella, a caccia di allori nell'epoca della Cannibale Vezzali, la Merckx delle pedane. A 38 anni ha trovato una coreana veloce come una gatta (ma che si è trasformata in topolino, poi, contro la tigre Vezzali) e un arbitro cinese, tale Lu, sulla strada di un sogno che più di qualcuno aveva pronosticato realizzabile alla vigilia del viaggio in Cina. Perché Giovanna non ci stava all'idea di lasciare la pedana senza aver lasciato un altro segno, senza aver conquistato l'ennesima medaglia. Il sogno è sfumato e ieri sera a stappar spumante e a brindare alla giornata d'oro dell'Italia a cinque cerchi lei non c'era. Ha preferito non rubar spazio a chi è entrata nel mito e all'avversaria che le ha strappato dal collo anche la consolazione di bronzo, dopo aver annunciato che quella a squadre sarà l'ultima gara della sua carriera. E allora ci restano le parole di stima, vera, che le ha dedicato Margherita Granbassi e quell'abbraccio fra donne, al centro della pedana, al termine della finalina di consolazione. Chissà cosa si saranno dette, Margherita e Giovanna: magari qualche segreto per provare a battere Valentina, prima o poi….
La giornata rosa degli azzurri ha altre due protagoniste. Una a sorpresa, cioè quella Giulia Quintavalle che ribalta sul tatami avversarie e pronostici e regala all'Italia e a Livorno un oro che brilla come una stella (che tenga acceso il telefonino, in vista della doppia telefonata presidenziale Napolitano/Ciampi!). L'altra, prevista nella sostanza ma altrettanto sorprendente nei modi: perché Federica Pellegrini buca la finale in cui era favorita (quinta sempre col freno a mano tirato, colpa delle gare al mattino o di un tarlo nella testa che non vuol sapere di andarsene via?), poi sui 200 stile libero stampa 1' 55"45, nuovo record del mondo. Benedetta ragazza, quando riuscirai anche qui in Cina a mettere insieme cronometro e testa, come in quel magico pomeriggio di Eindhoven?
L'immagine di giornata (o meglio notte inoltrata) è Yuri Chechi che sotto il diluvio universale, alle tre di notte a Pechino, di fronte a Casa Italia con le luci ormai spente dopo i bagordi tricolori a cinque cerchi, insegue disperatamente i taxi dell'Haidian District alla ricerca di un passaggio verso l'albergo. Povero Yuri (comunque in buona compagnia sotto all'acquazzone, insieme ad altre stelle dello sport nazionale come Stefano Tilli e Marco Bonamico): da Signore degli Anelli a signore (mancato) degli ombrelli....