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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Cara Federica, la mattina non c'entra...

di Dario Ricci

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13 agosto 2008

PECHINO - Allora non era questione di nuotar di sera o di mattina, cara Federica….Per qualche minuto distogli Pechino dall'ammirazione incondizionata tributata a Michael Phelps, ti iscrivi nel club d'oro dei campioni olimpici (prima donna azzurra) e cancelli la delusione dei 400 metri stile libero, dal trono dei quali hai abdicato per una sola mattina, purtroppo quella a cinque cerchi.

La mattinata d'oro della Pellegrini è coincisa col giorno del disincanto di Filippo Magnini. Filippo Magno resta per - nove centesimi nove - fuori dalla finale che coincide col perimetro esatto del suo regno, i 100 metri stile libero. Delusione, sul volto di Filippo, ma anche presa d'atto che se la forma non è granché al momento attuale (ma allora come spiegarsi l'ottima ultima frazione in staffetta 4x200 stile libero?), il problema vero è che Filippo nuota veloce, gli altri volano come squali. Adesso la sua distanza dal record mondiale (inattesa che Sullivan o Bernard domani lo migliorino ancora…) è di 1 secondo e 6 centesimi. Un abisso. Senza contare poi, che nella semifinale sfortunata di Pechino, Filippo ha migliorato il suo personale (48 secondi e 11 il limite toccato al Water Cube), mentre tanti, troppi, hanno già abbattuto la barriera dei 47 secondi. Insomma, non sembra essere solo un problema di superbody ( altra telenovela che ha logorato Filippo fino all'immediata vigilia dei Giochi….).

Adesso Eric, che il sogno è tramontato, nuota per te stesso. Con coraggio e abnegazione Eric Shanteau ha nuotato, bracciata dopo bracciata, verso il suo sogno a cinque cerchi. Ai Trials ha battuto il mito Brendan Hansen nei 200 rana. Pochi giorni dopo però gli è stato diagnosticato un tumore ai testicoli. «Bisogna curarsi», gli dicono i medici, «Addio ai Giochi». Ma Eric che fa? Di mollare non se ne parla, arriva a Pechino e comincia a giocarsela fino alla fine, fino a oggi, bracciata dopo bracciata, sopra e sotto l'acqua, sfiorando il cielo e guardando l'abisso, come ogni ranista fa in fondo, quando imita metro dopo metro l'andatura dell'anfibio. Ha nuotato Eric, sfidando gli dei e il male, nella sottile corsia che corre tra l'idillio e la maledizione, la speranza e il dolore. Mille di queste bracciate, Eric Shanteau.

Personalissima medaglia d'oro da assegnare a una giovane guardia cinese di 18 anni: nel mezzo dell'ennesimo diluvio regalatoci dal cielo di Pechino, insegue per le pozzanghere il povero cronista-turista bagnato come un pulcino e lo protegge con un mega-ombrellone. Passano ore prima di agguantare un taxi verso Chaoyang District, ma l'esempio gocciolante di cortesia e disponibilità calma i nervi e rende meno sofferta l'attesa sotto la tempesta.
I boati e gli ululati e i cori che la Fancing Hall regala non a ogni stoccata, ma addirittura a ogni minimo passo dell'eroe di casa Zhu, fiorettista provetto, fanno per un attimo dimenticare quell'arbitro Lu che un paio di giorni fa infilzò più della lama di una coreana le residue speranze olimpiche di Giovanna Trillini. Passione pur a cinque cerchi. E diecimila decibel, almeno a sentirla da qui.

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