PECHINO - Zampe di gallina, carne galleggiante in un'improbabile brodaglia, un pesce tutto-spine, un cavolo unica pietanza commestibile. L'impatto con un ristorante tipico cinese, a pranzo, non è stato dei più confortanti, se non per l'atmosfera tipica e il veder mangiare cuochi e camerieri, intenti a pesar riso e spaghetti a velocità supersonica con le bacchette. Ritirata strategica verso Casa Italia, quindi, nel bunker fatto di tagliatelle e verdure cucinate da mammà.
Quelli che sono stati cucinati per le feste, invece, da quel diavolo di Kitajima nei 200 rana, sono stati i nostri Bossini e Facci: uno ottavo, l'altro settimo, a distanza siderale fin dal tuffo di partenza dal fenomenale giapponese, che ha replicato a Pechino la doppietta 100-200 rana che ad Atene ne fece l'erede di Domenico Fioravanti. Stasera, quindi, sushi e gran festa per tutti: decisamente meglio delle zampe di gallina bollite (quelle sì, proprio come gli avversari di Kitajima, che si è regalato anche il nuovo record del mondo, tanto per non lasciare dubbi sulla sua superiorità).
Una telefonata, con le parole dolci amare che solo marito e moglie riescono a trovare nei momenti in cui le cose sembrano andare storte. Salvatore Sanzo al bronzo nel fioretto individuale c'è arrivato grazie (anche) alla forza e alla serenità ritrovata per merito di una chiacchierata con la compagna di una vita, subito dopo la semifinale buttata via contro il giapponese Ota (che gatto, però, per rapidità e reattività!). Perché quando vedi sfumare l'obiettivo (d'oro) di una carriera intera, ci vuole qualcuno che ti conosca bene per farti rimanere lì, in quella sala, su quella pedana illuminata tra mille ombre, per tirarti fuori dal tuo buco e indicarti la strada verso un nuovo traguardo. Salvatore "Toti" Sanzo così è riuscito a tornare a casa con un'altra medaglia preziosa, dopo l'argento di Atene. Dopo le polemiche di questi giorni, un sommesso consiglio: sulla defiscalizzazione dei premi ai medagliati olimpici si vedrà; di sicuro, defiscalizzate il prima possibile le telefonate.
Sports Illustrated ci attribuiva alla vigilia dei giochi una trentina di medaglie. Sicuro nel conto non c'erano quelle di Chiara Cainero e Andrea Minguzzi, che a forza di sparar ai piattelli e ribaltare avversari sul materassino portano a casa due ori tanto meritati quanto inattesi. Ori che arrivano da sport olimpici, di quelli che ne senti parlare una volta ogni quattro anni, per poi rimetterli nel cassetto e ritirarne fuori i regolamenti un quadriennio dopo. Fa un certo effetto, allora, nella stessa giornata spazzata da una pioggia battente, vedere Chiara e Andrea con l'oro al collo e poi correre al Wukesong Center, tempio del torneo di basket e casa designata del Dream Team dei professionisti Nba. La precisione di Kobe Bryant nel tiro da 3 almeno pareggia quella di Chiara Cainero nel frantumare piattelli. Gli stipendi, invece, sono decisamente diversi.
Fa sensazione vedere le cuffie con cui le cinesi Liu e Jao dominano nella vasca del Water Cube sui 200 farfalla. Scritta "Cina", colore rosso e stellette gialle sono quelle d'ordinanza; poi, sull'altro lato, spunta il baffo (stavolta giallo anche lui), simbolo della nota azienda americana che è lo sponsor tecnico delle due campionesse di casa. Insomma, dal socialismo reale al comunismo pragmatico.
