PECHINO - Fa una smorfia si tocca la coscia, si piega. Un'altra smorfia, quasi un urlo di dolore trattenuto sul volto. Poi si toglie la maglietta di allenamento e si infila canottiera da gara, quella con su scritto "China" in giallo su sfondo rosso: una scritta che pesa un miliardo e 300 milioni di anime che ha sul petto, sulle spalle e nel cuore. Poi lui, Liu Xiang, l'eroe di Atene 2004, l'uomo che è stato a lungo il più veloce al mondo sui 110 ostacoli (prima dell'avvento del cubano Robles, nuovo primatista mondiale e rivale designato dalla pista e dalla storia, nella sfida tra due mondo germogliati all'insegna del comunismo e che da quella radice hanno poi sviluppato rami e tronchi decisamente diversi) si presenta sulla linea di partenza della batteria dei 110 ostacoli. Sono circa le 10.30 della mattina a Pechino. In migliaia hanno riempito lo stadio del Nido d'Uccello solo per lui: il programma mattutino dell'atletica attira scolaresche e famiglie: le finali sono tutt'altra storia, certo, ma vuoi mettere comunque poterlo vedere da vicino, il campione di Atene, il re del mondo a Osaka 2007, il fenomeno che ha bruciato Robles addirittura al momento della partenza ai Mondiali indoor di Valencia, l'inverno scorso?
Lui, sulla linea di partenza, neppure guarda verso gli spalti, verso quei tifosi con la bandiera al collo e le stelline stampate sulle guance, in adorante attesa del loro idolo. Prende dalla sacca gli adesivi col numero di gara, li attacca nervosamente sui pantaloncini poi, smorfia dopo smorfia, si piega sulla linea di partenza in attesa dello sparo dello starter. In cuor suo, l'eroe che arriva dalla martoriata regione del Sichuan, sa già come andrà a finire. Eccolo lo sparo dello starter: Liu Xiang si alza lentamente dalla corsia 2, fa tre passi, arriva davanti all'ostacolo, si ferma, si gira verso le poche cose – la tuta, le scarpe, la borsa con altri indumenti – lasciate al blocco di partenza, si stacca di dosso i numeri adesivi e infila arrabbiato e furente la porta degli spogliatoi. La sua olimpiade finisce così, per un infortunio muscolare mai guarito completamente e che ha trasformato il cammino verso Pechino in un lungo Calvario.
Erano in migliaia allo stadio, ad attenderlo. Ma per qualche minuto tutta la città si è fermata. Basti pensare che anche i solerti volontari olimpici, mai fermi nello svolgere le loro mille mansioni, si erano fermati a decine davanti al maxischermo nel centro stampa delle Olimpiadi: "12 secondi e spiccioli di pausa, per favore! Adesso tocca a Liu Xiang! ", sembravano implorare con gli occhi, certi che nessuno avrebbe negato loro il conforto della corsa cadenzata del Totti degli ostacoli cinesi, dell'uomo più inseguito da tv, giornali e radio, costretto quasi a camuffarsi per fare una passeggiata in strada e provare a vivere la normalità della sua giovinezza.
Il China Daily lo piange come un soldato caduto sull'ultima barricata, Miss Mondo 2007– la cinese Zhang Zilin, - gli regala calde lacrime e lo prega di tornare presto alle gare, i suoi allenatori piangono in conferenza stampa. A sera inoltrata, non sono più i balzi ritmati e veloci di Liu Xiang a scaldare lo stadio del Nido, ma i salti verso il cielo di Yelena Isinbayeva. Gli applausi dei 90mila sugli spalti sono tutti per la bella russa, ma il cuore di una nazione intera batte ancora al pensiero del suo eroe ferito, grande assente alla festa di Pechino.