PECHINO - Alessia Filippi che arriva in zona mista battendo il "cinque alto" ai giornalisti per festeggiare l'argento sugli 800 stile libero; Giovanna Trillini che ti firma un autografo in calce a una carriera straordinaria che si chiude sulla pedana di Pechino; Valentina Vezzali che entra nello spogliatoio e poi ne riesce con un fioretto da donare a un caro amico…di penna; Andrea Coppolino che parla e intanto fa vedere gli avambracci piagati dall'esercizio agli anelli che gli è valsa la medaglia più dura amara, quella di legno. Chi lo ha detto che gli atleti moderni (o, meglio, post-moderni) non hanno un cuore? L'anima emerge nei momenti più inattesi, quando microfoni e taccuini si abbassano per un attimo, e lei fa capolino da lì dietro, oltre quella barriera di frasi fatte e pensieri scontati che serve per proteggersi se le cose in gara non sono andate bene, o per non dare gratuitamente in pasto a penne e registratori una gioia che inevitabilmente è tua, tutta tua, che quasi non riesci a spiegare a te stesso, figurarsi agli altri! In fondo al corridoio levigato di domande banali e risposte da bar spunta l'anima. La riconosci nella risata fragorosa di Alessia medaglista, o nella lacrima che Vera Carrara quasi inghiotte per non farla vedere all'occhialuto giornalista che la tormenta a forza di "se" e "ma" (che, si sa non fanno la storia, neppure quella dello sport…), alla fine di una giornata nera che vuol dire addio ai sogni di gloria a cinque cerchi e a 21 anni di pedalate.
Ha lo sguardo del leone ferito, Stefano Baldini. Che non fosse esattamente il suo anno, lo si era capito ben presto, da quella maledetta maratona di Londra che gli aveva lasciato in tasca tanta amarezza e una frattura da stress alla tibia. Ma un campione olimpico, il campione della maratona delle maratone, quella di Atene, non può arrendersi. Deve onorare gli dei e gli uomini per quella sera dello stadio Panathinaikon che non è solo un premio conquistato, ma un dono ricevuto. E Stefano non ha mollato: ha sudato, faticato e lavorato per arrivare a Pechino in condizione degne del campione dei campioni. Ma proprio in Cina un minuscolo flessore ha fatto crack. Stefano ora è fermo, essere alla partenza di quei 42 chilometri e 195 metri sarà come vincere un altro oro: l'orgoglio c'è, la testa c'è, il cuore è grande così, i muscoli fragili come la speranza. Sicuro che Baldini al via di quella che sarà l'ultima maratona della sua carriera ci sarà. Per rendere omaggio a Olimpia e al suo erede. E noi ci saremo sempre e comunque: non per gioire per l'oro come quattro anni fa, ma per onorare un campione grande, e non solo sul gradino più alto del podio.
Ore 8 del mattino, stazione di Beitcheng, snodo ferroviario per la linea metropolitana olimpica. Zaino in spalla, l'ignaro cronista si è svegliato all'alba è ha provato una "partenza intelligente" per arrivare senza intoppi nell'area di lavoro e di gare. Niente da fare: a Pechino non ti senti mai solo…e allora a Beitcheng, alle 8 di mattina, è festa grande, con famiglie intere che si dirigono verso lo stadio del Nido, bagarini che vendono tagliandi (veri o falsi? Boh….) per tutte le gare, solerti volontari che indirizzano il flusso di spettatori verso il check point che obbliga al passaggio sotto l'occhio vigile dei metal detector. Insomma, è la febbre olimpica, bellezza, e a Pechino nessuno è neppure sfiorato dall'idea di volerla fermare.