PECHINO - Ormai siamo al conto alla rovescia. E che i Giochi della 29esima edizione dell'era moderna siano ormai agli sgoccioli lo dimostrano, come sempre, i piccoli segnali che arrivano dalla gente, quella comune, quella che i cinque cerchi se li è visti passare sopra la testa come la stella cometa, e come di fronte alla stella è rimasta a bocca aperta, sorpresa, stupita e impaurita, che quella fiaccola partita da Olimpia potesse un giorno sprigionare tanta forza e così grandi emozioni.
E allora eccoli, i venditori ambulanti che si spingono fino alle soglie del Tempio di plexiglas, il centro stampa dell'area olimpica che verrà smontato in poco più di una notte fra poche ore. Eccoli con i loro Rolex falsi da portar via con 50 yuan (5 euro, se il cambio non m'inganna), ma soprattutto con magliette e berretti targati "Beijing 2008", proprio quel marchio consacrato dal Comitato Olimpico Internazionale al merchandising, protetto dal copyright più stringente, che porta a cifre esorbitanti il costo anche di un semplice cappellino che voglia avere il riconoscimento dell'ufficialità. Ebbene, nel regno della contraffazione non c'è marchio che regga, ma che almeno i venditori non profanino il Tempio! Segno dei tempi che cambiano, si dirà, e della Cina che resta almeno in questo sempre uguale a se stessa. E mentre il presidente del Cio Jacques Rogge traccia il bilancio finale di queste Olimpiadi, ti viene quasi il dubbio ch ha parlare non sia lui, ma un suo clone "Made in China"…..
Il viaggio verso il bacino di Sunhy è sempre un'avventura: due giorni fa la navetta giornalisti è stata speronata da un'auto pirata guidata da un folle che, a tutta velocità, ha pensato bene di attraversare col rosso una delle arterie principali che collegano il centro di Pechino con la zona della periferia nord – est. Bilancio: navetta, auto e un camion fermo sul lato opposto dell'incrocio in questione ridotti da buttare, tanto spavento, altrettanto tempo perso e, per fortuna, nessuno si è fatto male (anche se un gruppo di poliziotti sul ciglio della strada al momento dell'impatto ha rischiato davvero grosso…). Che le energie di tutti siano ormai agli sgoccioli lo dimostra la sorte di quel cronista che, sempre sulla strada verso Sunhy, è stato costretto a chiedere asilo alla spalla di un collega di un gruppo editoriale italiano concorrente per poggiare la testa e abbandonarsi a un pisolino ristoratore ne viaggio di trasferimento, che raramente dura meno di un'ora. Al bando la concorrenza, appunto: la stanchezza obbliga a nuove sinergie multimediali.
Ragazze che ti abbordano sorridenti e compiacenti (ma tanta cortesia e a pagamento, of course…), locali, bar e discopub aperti fino a mattina, giovani di tutte le nazionalità e buona parte del villaggio olimpico (componente atleti e giornalisti equamente rappresentati) che si trasferisce in questi vicoli in cerca di personalissime avventure nella notte di Pechino: Sanlitun è il quartiere dei piaceri, della città notturna che al calar della sera si mette l'abito da festa, fa intravvedere i suoi misteri e lascia pensare allo straniero di poter finalmente cedere ai suoi tentativi di conquista. Per conto suo, il cronista sfatto dalla giornata torrida e umida conclusa a veder tirar pugni nel Palazzetto dei Lavoratori, si concede due birre Chindao, una pizza (buona) e un samba con un gruppo di brasiliani (e brasiliane…) dimentichi di Ronaldinho e desiderosi di far rivivere il clima del Carnevale di Rio tra le pagode. Per stasera, almeno, non c'è spazio per la saudade.
