PECHINO - Ci sono davvero, le lanterne rosse, per le strade di Pechino, in queste ore. Segno della festa che si avvicina, richiamo irresistibile che attrae turisti da tutta la Cina. Il Dragone è pronto a infilarsi al collo i cinque cerchi, e che nessuno si azzardi a guastare la festa. E quello che ti dicono indirettamente le parole del padrone di casa, il presidente Hu Jintao («Nessuno mischi politica e olimpiadi»). E sempre indirettamente, ma con la stessa fermezza, te lo fanno capire gli sguardi severi degli oltre 100mila uomini cui è stata affidata la sicurezza della città olimpica.
In realtà, per le strade, l'eccitazione per il grande evento che si avvicina supera la paura che qualcosa possa andar storto: i controlli sono costanti ma discreti, fatti sempre col sorriso sulle labbra dai volontari del comitato organizzatore, pur sempre sotto la supervisione della polizia. A prendere la metro da Dawanglu, poi fino a Goumao e a salire fino all'area olimpica, l'unico disagio - all'inizio - è un rapido "check point" con metal detector annesso; poi, a fine viaggio, più disagevole è lo scoprire che le fermate della metrò olimpica sono chiuse per motivi di sicurezza: per respirare aria di Olimpiadi tocca farsi almeno un altro chilometro sotto il sole torrido della Pechino d'agosto.
Liberato il campo da un po' di luoghi comuni (l'aria di Pechino in questi giorni è almeno respirabile; i taxisti spesso riescono a capire un misto di inglese/cinese, ma fondamentale è l'aiuto di una mappa sempre ben in vista; la cucina cinese non è poi così male…), sarà magari più difficile sgomberare la testa e le gambe dei nostri schermidori, scossi dopo il caso-Baldini e le polemiche col suo sostituto Cassarà. Aldo Montano da rampante alla caccia (riuscita) all'oro di quattro anni fa si è trasformato in saggio leader del gruppo, e continua a predicare equilibrio, prudenza e umiltà: ingredienti essenziali per provare a inseguire i bagliori del metallo più pregiato, che magari indicano anche la via da seguire per uscire dalla palude. Tra le donne, Vezzali, Granbassi e una Trillini in gran spolvero dovranno gestire il peso del pronostico nell' individuale e nella gara a squadre (occhio alla Russia): brutta gatta da pelare, ma il tocco in più, a scommetterci, potrebbe darlo proprio la Giovanna (Trillini) nazionale.
Oggi sbarcano a Pechino i ciclisti. Partenza nel cuore della città, arrivo in circuito sotto la Grande Muraglia, i ragazzi di Ballerini dovranno difendere l'oro di Paolo Bettini. Ma all'ombra di una delle meraviglie del mondo dovranno provare a cancellare le infamie in provetta più recenti. Mancheranno i due estremi: il reprobo Riccò e Cunego che ha sposato la campagna "I'm doping free", piegato da troppe cadute e tanta sfortuna. «Ai ciclisti spetta il ruolo dei canarini nella miniera», ha scritto George Vecsey sull'International Herald Tribune, riferendosi al dover correre nello smog e nel caldo di Pechino. «Ma forse – chiosa Vecsey – è l'unico modo che hanno per espiare i loro peccati». Inimitabile.
Intanto va di moda il lascia e raddoppia. Concede il bis (quasi scontato) Usain Bolt, lo sprinter giamaicano che sembra ormai pronto a correre sia i 200 che i 100 (di cui è primatista mondiale). "Lascia" invece Peter Van den Hoogenband, oro a Sidney nei 100 e nei 200 stile libero; oro nei 100 e argento sui 200 ad Atene, che qui in Cina ha deciso di nuotare solo i 100 stile libero, alla ricerca del tris da leggenda. Oggi sapremo cosa ne pensa il nostro Magnini. Di sicuro, nell'Uovo, lo stadio gioiello del nuoto, qualcuno fra poco accenderà lanterne rosse per festeggiare.
