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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

E per le strade di Pechino parte il conto alla rovescia

di Dario Ricci

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7 agosto 2008

PECHINO - In lunghezza dei baffi, lo ha già superato. Per il resto, il record, le medaglie, il mito, il presente, il passato il futuro, il verdetto spetta alla piscina di Pechino. Di sicuro Michael Phelps vivrà ancora per una decina di giorni da alter-ego di Mark Spitz, all'inseguimento del primato delle 7 medaglie con altrettanti record mondiali stabilito da Mark a poche ore dalla tragedia della strage di Monaco 1972. Quello che è sicuro, è che Phelps è il vero imperatore di questi Giochi, ancor prima che le gare comincino. Ieri nel Media Press Center dell'area olimpica centinaia di giornalisti transumavano di corridoio in corridoio alla ricerca della sala (la più grande e maestosa, ovviamente) dove Michael avrebbe incontrato la stampa. E lui, calmo, serafico, dinoccolato, fianco a fianco con "mamma" Dara Torres, a spiegare che battere quel record non è un incubo, ma solo un obiettivo. Da raggiungere a forza di bracciate.

Il vero segnale che i Giochi stanno per cominciare è la loro comparsa ai bordi delle strade e sui marciapiedi vicino all'area olimpica. Sono i collezionisti e i venditori di "peens", le celebri spillette olimpiche, a contribuire a creare la magica atmosfera a cinque cerchi. Arrivano (spillette e collezionisti) da ogni parte del mondo, fanno bella mostra di sé (le prime) su cappelli, camicie, magliette, mentre i secondi ti raccontano per filo e per segno tutte le edizioni delle Olimpiadi cui hanno assistito, con curiosità, personaggi, particolari, aneddoti. Vederli in circolazione, gli uni e le altre insieme, è un segno di normalità che rassicura , mentre nelle strade di Pechino si moltiplicano i mega-orologi che scandiscono il conto alla rovescia che ci porterà alle 20.08 dell'8-8-08, quando il braciere olimpico comincerà ad ardere.

No al boicottaggio della cerimonia d'apertura, sì alla libera espressione del pensiero degli atleti, lotta dura e senza compromessi al doping. Il presidente del coni Gianni Petrucci segna la traccia che la spedizione azzurra a Pechino dovrà seguire durante i Giochi. Il numero uno del Coni getta acqua sul fuoco sulla polemica politica che rimbalza da Roma. Anzi, ricorda, l'impegno di sfilare a Pechino arriva proprio dalla massima autorità della Repubblica, tale Giorgio Napolitano, professione (attuale) Presidente della Repubblica Italiana, che un mese fa a Roma consegnava ad Antonio Rossi il tricolore per la sfilata inaugurale sottolineando come proprio "l'ampia partecipazione" degli azzurri ai Giochi di pechino fosse la risposta più indicata per sottolineare la necessità di un progresso cinese nel campo dei diritti umani. Parole evaporate, sembra almeno stando al dibattito di questi giorni, nell'assolata canicola capitolina di quel giorno al Quirinale.

Alla canadese Chapman l'onore del primo gol di Pechino2008, infilato nella rete dell'Argentina; il Tas di Losanna che dà ragione ai club ce vogliono trattenere le loro stelle messi che annuncia che lui a Pechino ci resterà, perché vuole giocare con la nazionale dl suo paese per l'oro di Olimpia; gli azzurri di Casiraghi che oggi esordiscono contro l'Honduras. Eppoi il dramma di Tai Aguero, che lascia le azzurre della pallavolo e il villaggio olimpico per volare a Cuba al capezzale della madre morente. E la storia dura e commovente di Eric Shanteau, il ranista statunitense che a Pechino nuoterà portandosi su è giù per il Water Cube un cancro ai testicoli diagnosticatogli a giugno: «Ma questo è il momento che aspetto da una vita, non potevo rinunciare», spiega Eric sorridente. Storie, risultati, parabole umane: Pechino è già Olimpiade, come ci ha ricordato la cerimonia dell'alzabandiera dell'Italia nel villaggio olimpico. Noi, tra le delegazioni più numerose e importanti, affiancati a Nauru e Micronesia, che insieme non arrivano a una ventina di convocati (alcuni con un imbarazzante pancia …da birra!). Un bagno d'umiltà prezioso, da tenere a mente fra una ventina di giorni, quando qualcuno ridurrà un'Olimpiade alla contabilità da ragioniere (con tutto il rispetto per questo nobile mestiere, ovvio) delle medaglie vinte o sfumate.

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