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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Il giorno dell'inaugurazione? il più importante di tutti i Giochi

di Dario Ricci

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8 agosto 2008

PECHINO - «Tu sai cosa succede quando inauguriamo un'azienda in Italia, no? Taglio del nastro, spumante nel bicchiere di carta e brindisi frugale di buon augurio, un paio di cartelloni per nascondere i lavori ancora da finire eppoi via, a darci dentro per arrivare al test dell'impianto: quello si che è il momento davvero decisivo. Almeno per noi occidentali….». Sono le due di notte di un'altra complicata giornata pre-olimpica quando il mio interlocutore – un amico residente da anni a Pechino – che mosso a compassione mi sta dando un passaggio in macchina verso Chaonyang District, prova spiegarmi cosa vuol dire una "opening cerimony" in Cina. «Per loro è tutto diverso – spiega – il giorno della festa d'inaugurazione è il più importante nella vita di un impianto, di un'azienda, di un'attività commerciale, sia essa una tabaccheria che un ‘industria che dà da lavorare a migliaia di persone: fuochi d'artificio, spese folli per l'allestimento dell'ospitalità, discorsi e cerimonie ufficiali». «Perché – chiarisce meglio l'amico paziente - quel giorno vale per tutti gli altri che segneranno la vita dell'azienda: quel giorno deve essere lieto e fortunato, perché darà l'indirizzo al destino di tutta l'attività: per questo quella giornata vale più di tutte le altre insieme. La stessa cosa accade ad ogni capodanno cinese: anche chi guadagna 40 euro al mese spende tutto in fuochi d'artificio e beni d'ogni tipo, per ingraziarsi la sorte e il fato all'inizio del nuovo anno». Capito insomma, cosa vuol dire per un miliardo e 300 milioni di persone quello che accadrà alle 14.08 al Bird Nest Stadium?

Una tuta della Nazionale con i nomi propri, "Franco" e "Rocco", stampati sulla schiena. Questo il dono con cui il presidente del Coni Gianni Petrucci ha voluto sancire la pace con il mondo della politica (o era il mondo della politica ad aver litigato con quello dello sport? Fate voi…), rappresentato ieri a casa Italia (e oggi sulle tribune dello Stadio Olimpico) dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal sottosegretario allo Sport Rocco Crimi. Azione a tenaglia, quella dei due: Frattini a ricucire il rapporto logorato dalle polemiche sul boicottaggio della cerimonia d'apertura arrivate da Roma; Crimi a disimpegnarsi con disinvoltura tra taccuini e telecamere, come già aveva fatto in occasione della consegna del tricolore ad Antonio rossi al Quirinale. La mossa ha funzionato, dopo che lo stesso Rossi aveva detto in mattinata che avrebbe sfilato senza simboli o vessilli di protesta, e dopo che lo stesso Frattini aveva ribadito che la pressione (a dir il vero forse un po' blanda) delle istituzioni internazionali farà sì che la Cina non disperda, dal 25 agosto in poi, l'eredità olimpica.

Mentre l'intero dibattito si elevava a quote irraggiungibili dai più, per poi sprofondare e liquefarsi in ipotetiche soluzioni compromissorie appena futuribili, 127 atleti ( di cui 40 presenti a Pechino) prendevano carta e penna (gesto tra i più semplici e antichi della storia umana) e scrivevano una lettera al presidente cinese Hu Jintao, chiedendo una pacifica soluzione della crisi tibetana, lo stop della pena di morte e delle vessazioni nei confronti degli attivisti per i diritti umani e civili. Unica firmataria italiana: Antonietta Di Martino, la saltatrice in alto vice-campionessa del mondo. Chapeau.

Per la serie due notizie in una. La prima: la Cina ha scelto il suo portabandiera, sarà il grande cestista Yao Ming. L'altra notizia: la Cina ha scelto il suo ultimo tedoforo. Non sarà il grande campione di basket Yao Ming (visto che sarà appunto il portabandiera). A questo punto, si accettano scommesse….

Qualcuno (lo zar di tute le piscine, Alexander Popov) lo ha indicato come il vero protagonista dei Giochi della 29esima Olimpiade. Quello che ieri si è presentato di fronte al fuoco di fila delle domande della stampa internazionale è sembrato un vispo Jacques Rogge, in effetti. Ironico quanto basta per uscire dalle situazioni più intricate, pronto a difendere con convinzione la scelta della Cina come sede delle Olimpiadi, a scendere a fianco dei calciatori nel braccio di ferro con i club per la partecipazione al torneo a cinque cerchi, a rilanciare con fermezza la lotta al doping. Speriamo di ritrovarlo così reattivo e soddisfatto fra una quindicina di giorni: vorrebbe dire che i fuochi d'artificio esplosi al Bird Nest Stadium quella sera dell'8 agosto hanno portato davvero bene…

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