Il giamaicano Usain Bolt, che oggi compie 23 anni, sembra costruito per correre, ma dietro al talento e all'allenamento ci sono anche alimentazione e genetica.
Doppio oro e doppio primato sui 100 e 200 metri: per il suo compleanno non poteva farsi un regalo più bello. Un'ottantina di falcate ieri sono bastate al giamaicano per polverizzare, in appena 19 secondi e 30 centesimi, il record mondiale dei 200 metri e scrivere definitivamente il suo nome - che guarda caso in inglese significa proprio lampo - nell'Olimpo dei record più duri da superare.
Parola di Pietro Mennea, per 17 anni l'uomo da battere sui 200 metri (il suo record, risalente al 1979, era 19 secondi e 72 centesimi). Con i suoi 196 centimetri e 86 chilogrammi, spinti da gambe lunghissime e capaci di falcate di oltre 2,4 metri, Bolt è ben diverso da Mennea, alto 1,78 per 67 chili.
«L'alimentazione è importantissima, ma non bisogna pensare a particolari stregonerie», avverte Carlo Vittori, il guru dell'atletica italiana che alla scuola di Formia ha allenato Mennea, Sara Simeoni e Marcello Fiasconaro, e campione italiano dal '52 al '54 sui 100 metri. Soprattutto guai a pensare che per vincere bisogna ingurgitare 12mila calorie al giorno come attribuito (erroneamente) all'uomo pesce Michale Phelps.
«Per sprinter come Bolt e gli altri velocisti che abbiamo visto nelle batterie dei 100 e 200 metri a Pechino sono sufficienti diete di 2800 - 3000 calorie al giorno, circa il doppio delle 1500 calorie necessarie a un adulto con una vita normale - spiega Vittori - perché si tratta di sforzi intensi, ma brevi. Più dispendiose sono invece distanze come i 400 e gli 800 metri, per i quali sono necessari allenamenti e alimentazioni diverse».
Ma le calorie non sono tutte uguali. «Bolt ha vantato una dieta a base di patate dolci e banane - osserva il "coach" marchigiano, che ha seguito i suoi atleti sulle piste, e sulle tavole, di tutto il mondo - le prime sono ottime per i carboidrati, la benzina indispensabile per correre, ma si potrebbero ottenere benissimo anche dalla pasta che mangiamo in Italia. Le banane invece sono interessanti perché ricche di fosforo, un elemento chiave nella contrazione delle fibre muscolari e la cui carenza può anche provocare crampi o veri e propri blocchi».
Per le proteine, indispensabili per mantenere le grandi masse muscolari degli sprinter, meglio la carne rossa, soprattutto quando si tratta di sviluppare i muscoli nei primi anni, ma una volta raggiunto il peso forma, la carne bianca, più magra e con meno scorie, diventa preferibile.
«Il peso è fondamentale e bisogna mantenersi al 5-6% di grasso corporeo - spiega Vittori - uno spessore della pelle di circa un millimetro, senza grasso sottocutaneo». La raccomandazione è però anche di non costringere l'atleta a una dieta frustrante. Consiglio che Bolt sembra seguire da tempo visto che, prima di scendere sulla pista dei 100 metri domenica scorsa, ha confessato due abbondanti spuntini a base di pollo fritto alle nocciole.
Molto più controversa è invece la genetica dello sprint, nonostante gli ultimi 10 anni abbiano visto la velocità diventare il terreno d'elezione di atleti caraibici e nordamericani, per lo più discendenti di popolazioni dell'Africa Occidentale. Daniel MacArthur dell'Institute for Neuromuscolar Research del Children's Hospital di Sydney, in Australia, ha recentemente notato come la mutazione di un gene, conosciuta come Actn3, sia responsabili per incrementi di forza e rapidità, proprio le caratteristiche richieste ai velocisti, fino al 3 per cento.
In Giamaica, questa mutazione sarebbe riscontrabile addirittura nel 70% della popolazione, contro una frequenza di appena il 50% tra gli europei. Actn3 è però solo uno di oltre 100 geni che influiscono sulle prestazioni muscolari - avvertono i ricercatori, che sottolineano invece l'eccellenza del programma atletica giamaicano - e la scoperta di un vero gene dello sprint è ancora da venire.
«Più che la genetica è il numero preponderante di ragazzi neri che oggi si avvicinano a queste discipline - sottolinea Vittori - ma nei prossimi giorni scommetto su uno dei pochi bianchi nella batteria dei 400 metri, il texano Jeremy Wariner».