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Agli italiani i premi più ricchi

dal nostro inviato Angelo Mincuzzi

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14 Agosto 2008

PECHINO - Valentina Vezzali lo ricorda bene quell'oro conquistato a Sydney nel 2000 sulla tedesca Rita Koenig. La prima di tre medaglie in tre Olimpiadi consecutive. Ma in realtà non è solo l'emozione di un primato a legarla all'Australia. Perché il Paese dei canguri è il paradiso fiscale dei medagliati, la terra del "tax free", ammettono all'ufficio di Pechino del Comitato olimpico australiano. Nessuna tassa da pagare, nessuna percentuale al Fisco, proprio come la Vezzali e il tiratore Francesco D'Aniello hanno chiesto che si faccia in Italia. Una pacchia, per gli atleti.
Già, ma il modello australiano per i campioni tricolore sarebbe un vero disastro. Per raggiungere il guadagno della Vezzali al netto delle tasse, un atleta di Sydney deve eguagliare il record di sette medaglie di Mark Spitz. Ma non è tutto. Per l'argento e il bronzo non è previsto nessun riconoscimento in danaro. Le medaglie italiane sono quelle che valgono di più in tutto il villaggio olimpico, se si escludono i 500mila euro (del tutto teorici) di Singapore. Centoquarantamila euro per l'oro sono una bella cifra, 75mila per l'argento anche. E perfino il bronzo resta imbattuto con i suoi 50mila euro.

Con le loro 11 medaglie, gli azzurri hanno finora incassato complessivamente poco più di un milione di euro. Ma quei 140mila euro sono un numero da far invidia anche ai russi, ai quali il 9 agosto il premier Vladimir Putin, visitando il villaggio olimpico, ha offerto una prova muscolare, da vero ex atleta, raddoppiando di botto il compenso per il primo posto sul podio a 100mila euro. Troppo poco, però, per raggiungere il record degli italiani, già vinto in partenza, e molto prima dell'inizio dei giochi. I francesi guadagnano un terzo (50mila euro), i giapponesi sette volte meno e gli statunitensi hanno un premio otto volte inferiore, poco meno di 17mila euro. Più complesso il sistema spagnolo, che concede 94mila euro alle medaglie d'oro di sport individuali, 75mila per le competizioni con due o tre atleti e 50mila per quelli di squadra. Un meccanismo ponderato che ha il vantaggio ripartire meriti e responsabilità di vittoria.
A intravedere i record di incasso degli atleti italiani restano paradossalmente i loro colleghi dell'Iran: 120mila dollari per l'oro, 80mila per l'argento, 65mila per il bronzo. Dollari? «Sì, dollari Usa», sottolineano i funzionari del Cio iraniano, proprio la moneta di George Bush. I cinesi, invece, non hanno ancora deciso quanto premieranno i loro vincitori: «Lo stabiliremo dopo la fine dei giochi», taglia corto una delegata del Comitato olimpico cinese. Ma ad Atene, nel 2004, agli ori andarono 200mila yuan (circa 20mila euro), 120mila yuan alle medaglie d'argento e 80mila a quelle di bronzo. Questa volta, però, un aumento è altamente probabile, soprattutto se i cinesi riusciranno a strappare agli Usa il primato degli ori.

L'incremento del premio, in compenso, gli atleti italiani l'hanno già ottenuto. Rispetto ad Atene, l'aumento deciso dal Coni ha valorizzato soprattutto le medaglie di bronzo, la cui quotazione è cresciuta del 25% in confronto a quattro anni fa, mentre l'argento è salito del 13,3% e l'oro del 7,7%. In Grecia i campioni italiani incassarono complessivamente 7.320.000 euro, ma quest'anno – se le cose andranno bene – il premio sarà molto più alto.
C'è poco da lamentarsi, dunque, e probabilmente gli atleti di molti Paesi vorrebbero trovarsi nei panni degli italiani. Che oltre al premio in danaro possono contare in parecchi casi su sponsorizzazioni e su stipendi delle Fiamme oro, Fiamme gialle, Esercito o Aeronautica. Ma nella foga delle polemiche seguite alle dichiarazioni della Vezzali e di D'Aniello, nessuna voce si è levata in difesa degli atleti disabili delle Paralimpiadi. Il Coni avrà pure aumentato i premi, con l'oro salito a 75mila euro, l'argento a 40mila e il bronzo a 25mila, ma l'abisso che li separa dai loro colleghi resta elevato. I compensi sono la metà. Quando finiranno le Olimpiadi il grande circo mediatico sbaraccherà, le tv si spegneranno su Pechino, la macchina degli sponsor si trasferirà altrove in cerca di business, e a gareggiare resteranno solo loro, i disabili. Grande sforzo, tenacia invidiabile, enorme prova di carattere. Ma con premi dimezzati.

angelo.mincuzzi@ilsole24ore.com

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