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L'elenco continua. Va specificato se intendiamo utilizzare registratori e megafoni e di che tipo di manifestazione si tratti: un corteo o un presidio. Per la protesta itinerante va indicato con precisione il percorso, per quella stabile il punto preciso nel quale ci si vuole posizionare. Nel caso di almeno tre organizzatori va scelto un responsabile del gruppo che si occuperà di consegnare alla polizia tutta la documentazione. E comunque nella richiesta bisognerà indicare generalità e numero di passaporto di tutti. Se tra gli organizzatori c'è un cittadino cinese, dovrà recarsi personalmente dalla polizia a effettuare la sua registrazione. Percorso e luogo della protesta saranno soggetti ai cambiamenti che la polizia riterrà opportuni per assicurare l'ordine pubblico. Infine andrà specificato il luogo, all'esterno del parco, nel quale gli organizzatori si incontreranno incontreranno per raggiungere il posto della protesta.
Nel frattempo, da più di un'ora, uno degli uomini seduti di fronte ha lasciato il suo posto a una giovane poliziotta che solo adesso ci chiede, in italiano, se sia tutto chiaro. «Abbiamo imparato molto da voi sulla sicurezza, a Torino, durante le Olimpiadi del 2006», dice. Chiarissimo. L'interrogatorio è finito. Il verbale ci viene fatto leggere. Quattro pagine, in cinese. La donna inizia a tradurre in italiano e scandisce l'ultima avvertenza: se non aspetteremo l'autorizzazione e protesteremo ugualmente, avremo violato le leggi cinesi. Chi lo ha fatto è stato condannato dai tre ai cinque anni di carcere per aver minacciato la sicurezza pubblica. Firmiamo tutte le pagine, con la data accanto. Possiamo andare. Fuori l'aria è calda e inquinata, ma sembra pura come quella di montagna.