PECHINO - «Abbiamo resistito», sottolinea il presidente del Coni Petrucci. E ha ragione, perché il quadriennio olimpico trascorso tra Atene e Pechino, a fronte della crescita della superpotenza Cina, dell'aumento esponenziale delle medaglie della Gran Bretagna ("grande" storica dello sport mondiale e prossima organizzatrice dei Giochi di Londra2012, già pronta a fare bella figura anche sui campi di gara), dell'ingresso in zona podio di un numero sempre crescente di nazioni (87 a Pechino, un record, ad Atene 2004 furono 74), vede la spedizione azzurra sostanzialmente reggere il confronto a livello mondiale. Ad Atene conquistammo 32 medaglie e qualche oro in più (10, con 11 argenti e altrettanti bronzi), rispetto a Pechino (28 totali, con un 8-10-10 come suddivisione), ma il numero totale sostanzialmente non differisce di molto anche se peggiora la qualità (meno ori). Proviamo a vedere cosa è cambiato nel medagliere azzurro in quattro anni.
Crollo squadre – La differenza più evidente è nel crollo delle squadre. Atene ci regalò due argenti (basket e pallavolo maschile) e lo splendido oro del Setterosa di pallanuoto, oltre al bronzo dell'Olimpica del calcio guidata da Claudio Gentile. Da Pechino torniamo senza medaglie, e con il solo quarto posto del volley uomini come miglior risultato. L'occasione persa è quella delle ragazze della pallavolo, il rimpianto proprio quello del Setterosa, fuori dalla zona podio più per sfortuna che per colpa. Pallanuoto e volley maschile avrebbero dovuto darci di più per tradizione e prestigio, non per le forze che potevano mettere in campo (anche se i ragazzi di Anastasi hanno mostrato grinta e spirito di gruppo, buone basi da cui ripartire). Per il basket, se ne riparlerà (speriamo!) a Londra2012. Il calcio è rimasto al palo, vittima più delle proprie contraddizioni (caso fuoriquota, campionato vicino al via) che degli avversari (fossimo usciti con Argentina o Brasile, ma si può essere eliminati da un Belgio poco più che dignitoso?).
Vecchietti da podio – Josefa Idem, Valentina, Vezzali, Davide Rebellin, le medaglie del tiro a volo e della scherma in generale, Alessandra Sensini .…molti dei podi conquistati dagli azzurri hanno una significativa età media. Dato che preoccupa non poco in vista di Londra, perché indica che alcuni cicli sono arrivati comunque al capolinea, e che è già tempo di ringiovanire le fila per restare competitivi ad alto livello. Non è casuale, quindi, l'appello di Petrucci al mondo della scuola, perché si apra finalmente in modo deciso allo sport. È lì che si scoprono e si formano oggi i talenti di domani.
Quali giovani? - Torniamo da Pechino con due grandi e futuribili nuotatrici come Federica Pellegrini e Alessia Filippi (ma nel settore uomini, in vasca, il cittì Castagnetti ha già preannunciato il lancio progressivo di nuovi talenti); Alex Schwazer si avvia dominare a lungo nella marcia; Tagliariol nella spada e Minguzzi nella lotta sono nel pieno della loro maturità agonistica, così come Tania Cagnotto nei tuffi. Ma dalla Cina arrivano anche le delusioni di Vanessa Ferrari (condizionata dai guai fisici) e Andrew Howe (che, per sfortuna ed errori, ha "bucato" la sua seconda Olimpiade). E in alcune discipline (vedi atletica, appunto) non si vedono all'orizzonte promesse in grado di raccogliere il testimone dei vecchi leoni che lasciano (come Stefano Baldini nella maratona, ad esempio).
Zone medaglie – Uno degli obiettivi dichiarati della spedizione azzurra in Cina era quello di conquistare podio nel maggior numero possibile di discipline sportive. Obiettivo caro al presidente del Coni, che vedeva proprio in questo un indicatore dello stato di salute generale dello sport tricolore. Ebbene, torniamo dalla Cina avendo conquistato allori in 13 discipline: risultato soddisfacente, ma si può e si deve far meglio, soprattutto se si tiene conto del confronto diretto con altre "grandi" storiche dello sport mondiale (la Francia è andata a podio in 18 discipline, la Germania in 21). L'essere tornati a medaglia in alcune discipline in cui eravamo stati grandi (vedi la lotta greco-romana) e l'esordio sul podio in nuove specialità (vedi il taekwondo) fanno sperare che possano esserci nuovi "terreni di caccia" per il futuro (sperando che presto le squadre tornino a contribuire al bottino di medaglie…).
Gli altri – Detto del duello tra Cina e stati Uniti per la vittoria finale nel medagliere, è sulle altre forze in campo che conviene un confronto più puntuale, per capire a che punto siamo come movimento olimpico azzurro. La Russia resta terza forza sportiva mondiale, malgrado una partenza deficitaria e un bilancio in rosso rispetto al 2004 (96 medaglie ad Atene, 72 a Pechino, con 4 ori in meno: 23 a 27). È la Gran Bretagna la grande protagonista di questi Giochi, segno che il lavoro per Londra 2012 è già a buon punto. Gli inglesi chiudono con 47 medaglie, 17 in più della scorsa Olimpiade. Da sottolineare il dominio britannico nel ciclismo su pista (12 podi, 7 ori). Crescono anche la Francia (40 medaglie, 7 in più di Atene), mentre l'assoluto predominio nello sprint dell'atletica in campo maschile e femminile fa volare la Giamaica (11 medaglie, 6 d'oro), così come è il Kenia il grande dominatore di fondo e mezzofondo nell'atletica (13 podi per gli africani). La Corea migliora in qualità, passando da 9 a 13 ori. Oltre alla Russia cede Romania, precipitata da 19 a 8 medaglie, anche per effetto dell'aumentata concorrenza cinese e statunitense nella ginnastica, tradizionale bacino di medaglie della spedizione romena; e arretra anche il Giappone (da 37 a 25 medaglie, e ori diminuiti da 16 a 9).