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Lo sport più duro delle Olimpiadi? Il nuoto sincronizzato

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20 agosto 2008

Tutto quello che avreste voluto sapere sul nuoto sincronizzato e che nessuno vi ha mai detto. Perché quello che molti considerano uno sport «da femminucce» nasconde dei segreti del tutto insospettabili.


Sicuramente è una disciplina per cui ci vogliono dei bei polmoni. Dei quattro minuti di una performance normale, ben tre vengono trascorsi dalle nuotatrici completamente sott'acqua. Un'abilità che non si improvvisa. La maggior parte delle atlete di livello olimpico può trattenere il respiro per circa tre minuti e nuotare 75 metri senza prendere ossigeno. Secondo il comitato olimpico statunitense, le nuotatrici sinronizzate sono in assoluto le sportive che si allenano più a lungo. Fra le otto e le dieci ore al giorno, sei giorni la settimana. L'unico aiuto che si concedeono è una mollettina che portano sul naso. Tra quelle che ne fanno a meno, c'è Christina Jones della squadra Usa.

Una cosa che un osservatore attento potrebbe domandarsi: come fanno le atlete ad avere un'acconciatura sempre ferma e perfetta in acqua? Il segreto è la cartilagine di cavallo. La sostanza che le ragazze si spennellano sulla testa prima di ogni competizione, è infatti composta da cartilagine equina.

Nel nuoto sincronizzato domina la musica. È infatti a tempo con le note che le nuotatrici debbono compiere le proprie evoluzioni. E ritrovarsi sott'acqua per gran parte dell'esercizio certo non rende le cose più facili. Per risolvere il problema, viene utilizzato un tipo di altoparlanti avanzatissimo, che trasmette la musica nell'acqua. Un sistema «piezoelettrico», in grado cioè di trasmettere impulsi. Con risultati talmente efficaci che la ditta produttrice, la O. E. Enterprise/Oceanears, sta già lavorando con le autorità militari americane per utilizzare il medesimo sistema come strumento di difesa contro il terrorismo. In particolare, per comunicare con gli agenti che prevengono gli attacchi acquatici. Il capo di Oceaners, Ed Harper, ne è ovviamente orgoglioso: «Riusciamo a parlare con i subacquei a quattrocento metri di distanza nell'acqua, per molti anni è stata considerata una cosa praticamente impossibile, visto che la maggior parte dei sistemi di comunicazione arrivavano a sessanta metri circa». L'apparecchiatura di base è composta da un singolo altoparlante di diciotto centimetri di diametro e da un'unità audio, al prezzo di 2.500 dollari. (F.Cocco)

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