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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

L'Olimpiade vista da Chinatown

di Rita Fatiguso

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8 agosto 2008

Com'è l'Olimpiade vista da Chinatown? Gli immigrati benestanti, quelli che ce l'hanno fatta, i pacchetti Air China a 300 euro, incluso il biglietto per l'inaugurazione dello stadio Olimpico, dedicati solo ai cinesi, l'hanno comprato ormai da un pezzo. Tra l'altro in genere, in questo periodo, visto il deserto che caratterizza le nostre città, sono soliti prendersi un break. Ma andare alle Olimpiadi, questa volta è uno status symbol, ovviamente, che serve a dimostrare che ce l'hanno fatta, che sono emigranti sì, ma di successo, in grado di fare ciò che gli altri non sono riusciti a fare. La conferma del via vai la danno gli uffici del signor Peng, dell'agenzia Air China di Roma: a decine i voli, venduti ormai da tempo.

Meihua, negozio in via Montello, ci ha provato per mesi, tentando la riffa via internet per acchiappare un posto, sempre per l'inaugurazione, perché secondo lei era un evento molto importante, ma non ce l'ha fatta. Da Pechino, dove comunque è ospite di amici, ci dice: «Quasi è notte, sono da amici, comunque da qui guardo le luci che vengono dallo stadio olimpico e mi sembra di essere lì. Anche lì, è così». Al consolato generale cinese, in via Benaco, sono tutti allertati: funzionari, diplomatici, curiosi. Assistono alla cerimonia in tv, tutti insieme, come in un vero e proprio rito collettivo. Dice Xion: «Per noi è una sorta di lezione dal vivo di come organizzare un evento di tale portata, un evento formativo in senso pieno».

Tutta un'altra musica al Bar Barbara, in piazza Baiamonti 1, smpre a Milano: qui una famiglia cinese ha rilevato la licenza da una famiglia napoletana, ma è normale, in un quartiere che cambia continuamente pelle. Arrivano alla spicciolata, i cinesi che devono spingere i carrelli tutti i giorni, tirare la cinghia, fare sacrifici. Sono donne, soprattutto, con bimbi piccoli, si piazzano davanti ai megaschermi che trasmettono in tempo reale le immagini della cerimonia inaugurale. Al Zio Bar, in via Giusti, il copione si ripete. Cinesi alla spicciolata, ipnotizzati dalle sfavillanti coreografie della cerimonia inaugurale, annuiscono, ridono, non rispondono alle domande.

Per forza: gli uomini sono rimasti nei negozi all'ingrosso di Paolo Sarpi che vendono di tutto e che, se potessero, non chiuderebbero mai. Ma non riescono a nascondere la loro fierezza per le prime Olimpiadi cinesi. Dei cinesi si dice che sono nazionalisti, di questi cinesi immigrati che vengono dallo Zehjiang, l'area al Sud della Cina, si dice che pensano solo ai soldi. La verità è nel mezzo, come al solito.

China Europa news, il giornale della comunità, aveva allertato per tempo la comunità che alcuni bar, anche per aggirare il predominio di Rai2 avrebbero trasmesso le Olimpiadi su uno schermo più ampio. Sorprende, nei negozi, la latitanza dei gadget, ma questa è davvero un'altra storia e ve la spiegheremo nei prossimi giorni.

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