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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Natalie Du Toit, dal Sudafrica ai Giochi

di Dario Ricci

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Natalie Du Toit

Oscar Pistorius, certo, col suo coraggio e la sua voglia di realizzare il sogno a cinque cerchi. Ma dal Sudafrica, sulla strada verso Pechino, arriva un'altra atleta che, imparato a convivere col proprio handicap, si giocherà una medaglia sfidando le proprie "colleghe" normodotate. Natalie Du Toit a 24 anni coronerà in Cina il suo grande sogno: prendere parte alle Olimpiadi, a quei Giochi che aveva sfiorato come grande promessa del nuoto sudafricano, e che un terribile incidente sembrava aver cancellato per sempre dal proprio libro dei sogni. Ma Natalie non ha mollato: è tornata in vasca, ha trionfato alle Paralimpiadi, e ora, a Pechino, sfiderà le sue avversarie normodotate nel nuoto di fondo.

Difficile trovare un atleta tanto felice per un quarto posto. Ma per Natalie Du Toit, 24 anni, sudafricana di Città del Capo, la quarta posizione ottenuta nelle acque del mare di Siviglia, nei 10 chilometri di fondo agli ultimi mondiali, è stato un risultato davvero speciale. Perchè quel quarto posto ha voluto dire qualificazione olimpica, via libera verso Pechino 2008.

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Una passione nata da bambina, quella di Natalie per il nuoto. E dire che fino ai sei anni, l'acqua era la sua peggior nemica!

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A sedici anni Natalie aveva già sfiorato per pochi secondi la qualificazione ai Giochi di Sydney 2000. Era uno dei grandi talenti del nuoto sudafricano, fino a quel maledetto 26 febbraio del 2001, quando viene investita da un'auto sul tragitto che la porta dalla piscina d'allenamento a scuola. L'impatto è tremendo, la diagnosi spietata: i medici le amputano la gamba sinistra.

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La carriera sembra finita, la vita è tutta da reinventare, tante piccole e grandi cose di ogni giorni vanno ricostruite, ripensate, imparate di nuovo. Ma se non hai più una gamba, ma hai testa e cuore, i tuoi sogni puoi andarteli a riprendere, a colpi di bracciate, ancora lì, sempre lì, in piscina.

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Natalie non molla, anzi. Cambia strategia. Impossibile competere sulle distanze più brevi senza la spinta di un arto inferiore. Ma sugli 800 o i 1500 metri stile libero il disagio è minore. E i risultati arrivano, eccome! anche contro le atlete normodotate. Ai Giochi del Commonwealth del 2002, a Manchester, la Du Toit si qualifica per la finale degli 800 stile libero - prima volta nella storia in cui un'atleta con disabilità si qualifica alla finale di un evento open. Ai campionati africani 2003 , sempre gareggiando con altlete normodotate, Natalie conquista l'oro sugli 800 stile libero. E ora il via libera verso Pechino nel fondo. Quell'incidente Natalie, non ha piegato la tua forza di volontà?

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Ma Natalie domina anche in campo paralimpico: 5 ori e un argento ad Atene 2004, tre ori alla coppa del mondo paralimpica del 2005 a Manchester. Cosa cambia, Natalie, nell'affrontare atletiti diversamenti abili o normodotati?

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Inevitabile confrontare il sogno realizzato di Natalie Du Toit con quello impossibile di un altro sudafricano esempio di coraggio, quell'Oscar Pistorius che ha avuto ora il vial ibera del tribunale dello sport di Losanna, per provare a raggiungere Pechino con i suoi sprint e le sue protesi in fibra di carbonio.

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E il se il tuo sogno, Natalie, fosse messo al rischio da un possibile boicottaggio dei Giochi di Pechino? Credi che gli atleti debbano lanciare un segnale a proposito della crisi tibetana?

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Forza di volontà, cuore, grinta, ma anche polemiche. Quelle ad esempio sui supercostumi che stanno cambiando il presente e il futuro del nuoto. Meglio il Lzr Racer Speedo o il costume Arena? Oppure meglio il superbody di un'altra azienda? La risposta è quasi scontata , per una campionessa con la storia di Natalie. A fare la differenza, in realtà, sono cuore e testa.

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Pechino adesso è un sogno lontano giusto qualche bracciata. Il futuro una pagina tutta da scrivere, col pensiero che già vola alla prossima sfida a cinque cerchi a Londra 2012. Sempre che gli studi universitari in Biologia e l'amata Binga, il boxer di due anni cui è legatissima, non la distraggano troppo...

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