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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Fabrizio Macchi, il fenicottero del pedale che corre per il Tibet

di Dario Ricci

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Fabrizio Macchi (Ansa)

Migliaia di chilometri da macinare giorno dopo giorno, pedalata dopo pedalata, strappando ogni mattina un foglietto dal calendario. Perché per chi, come Fabrizio Macchi, prenderà parte alle Paralimpiadi 2008 nel ciclismo, l'attesa sarà un pò più lunga, visto che i Giochi dedicati agli atleti diversamente abili scatteranno il 6 settembre, due settimane dopo le Olimpiadi. Intanto però, si lavora già duro in vista del grande momento. Quello di Pechino per Macchi, 38 anni, varesino, sarà il terzo appuntamento paralimpico in carriera, dopo Sydney ed Atene. Nella gara a cronometro c'è un bronzo da difendere. O, meglio, magari l'occasione di salire su qualche altro gradino del podio

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Cosa vuoi che sia, del resto, per un tipo tosto come Fabrizio, provare a inseguire su due ruote l'ennesima soddisfazione di una carriera inimitabile! Perché Fabrizio nella vita ha già scalato montagne ben più alte ed aspre. A 13 anni gli diagnosticano un tumore al ginocchio sinistro: 3 anni di ospedale, 17 interventi chirurgici e i cicli di chemioterapia gli salvano la vita, non la gamba. Da quel giorno Fabrizio è uno splendido fenicottero che aggredisce la vita a colpi di pedale, col coraggio che ha saputo trovare dentro di sé e che gli ha dato chi gli è a fianco

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A colpi di pedale continui a viaggiare fuori e dentro di te, Fabrizio. Come un altro grande del ciclismo, quel Lance Armstrong che dall'inferno del male è riuscito a risalire fino alla maglia gialla del Tour de France, di cui è stato dominatore per sette anni in fila. Il male è duello, battaglia, guerra. La vita è quella sfida, ma anche altro, e di più. E allora della sfida vinta si può anche sorridere, come riescono a fare Lance e Fabrizio

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Pedala lontano, Fabrizio Macchi, con la bici e con la testa. Inevitabile quindi, che l'uomo e l'atleta si interroghino di fronte ai dubbi sollevati dalla crisi tibetana e dalle sue possibili conseguenze sui Giochi cinesi. Di più. Risponde e rilancia, Fabrizio. Perché non mandare un segnale proprio in bicicletta, pedalando su quelle montagne, per portare speranza e lasciare un segno di pace?

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Sulla strada verso le Paralimpiadi, tiene banco il caso Pistorius, il velocista sudafricano amputato di entrambi gli arti inferiori che con le sue protesi in fibre di carbonio vorrebbe gareggiare con i normodotati. Macchi ha le idee chiare sulla questione: il vero obiettivo di Oscar può essere Londra 2012

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Il futuro si avvicina a colpi di pedale sempre più rapidi. E il domani porterà molto probabilemte parità di attenzione e dignità tra sport olimpico e paralimpico. Stessa attenzione, stessa dignità. Ma anche stessi guadagni e uguali problemi di doping? Sentite cosa ne pensa Macchi....Intanto c'è una paralimpiade da giocarsi, centesimo dopo centesimo, per riportare a casa una medaglia, l'ennesima vittoria per questo splendido fenicottero

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