La chiamano killer, Nikita, Cobra, Mangusta, ma per tutti è la cannibale, affamata di recorde vittorie come, nella storia dello sport, forse lo sono stati solo Eddy Merckx nel ciclismo, Michael Schumacher in Formula Uno, Valentino Rossi tra le moto. A 34 anni, Valentina Vezzali, regina del fioretto mondiale, non è ancora stanca di medaglie e vittorie. Anzi. A Pechino, alla sua quarta Olimpiade, inseguirà la quarta finale e il terzo oro consecutivo: sarebbe un record. L'idea è quella di regalare emozioni e spettacolo, inseguendo l'ennesimo traguardo.
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4 ori e un argento alle Olimpiadi tra gara a squadre e individuale, 5 ori mondiali, 9 coppe del mondo con 59 vittorie di tappa (l'ultima pochi giorni fa a Shanghai, superando in finale Margherita Granbassi) e 500 settimane in testa al ranking mondiale. Valentina Vezzali è campionessa troppo esperta per non curare ogni minimo dettaglio sulla strada che porta a Pechino. Regola numero uno: non sottovalutare nessuna avversaria, perché un'Olimpiade è è piena di trappole, e pensare di averla già vinta è il modo migliore per cominciare a perderla.
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Le rivali più agguerrite se le troverà in casa, Valentina: Giovanna Trillini, 38 anni, cresciuta con Valentina nella stessa palestra e con lo stesso maestro, Ezio Triccoli, a Jesi, oro nel fioretto a Barcellona '92 e argento, battuta proprio da Valentina, nella finale di Atene 2004; e proprio Margherita Granbassi, 29 anni, triestina, che con la Vezzali si è giocata in finale gli ultimi due Mondiali, vincendo a Torino e venendo battuta a San Pietroburgo.
Insomma, prima sarà lotta all'ultima stoccata nella gara indivuduale, poi bisognerà mettre da parte rancori e tensioni per ritrovarsi a duellare fianco a fianco nella prova a squadre, che torna dopo la pausa imposta dalla federazione internazionale ad Atene. Le azzurre sono le favorite d'obbligo, e la ragion di stato impone che almeno per un pomeriggio le rivalità individuali tra campionesse di questo livello passino in secondo piano...
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Tigre in pedana, ragazza dal cuore tenero una volta tolta la maschera e riposto il fioretto, Valentina Vezzali. Pechino per lei è anche questo: un sogno da realizzare conciliando i ruoli di mamma, moglie e campionessa. Certo ci vuole una squadra-famiglia in grado di esserti vicino, di credere sempre e comunque nel tuo stesso sogno, nel tuo stesso desiderio, nel tuo stesso obiettivo. Ma per Valentina, campionessa mondiale a Lipsia nel 2005 a quattro mesi esatti dalla maternità, pensate davvero possa essere un problema?
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Da Jesi sul trono della scherma mondiale. Ma a Pechino ci sono ancora medaglie da conquistare, da dedicare a qualcuno di veramente speciale. E le ultime stoccate, gli ultimi affondi sono per chi magari le negherà quel ruolo di portabandiera cui Valentina tiene da matti. Ma tranquilli, che finché non lo farà sventolare lei quel tricolore, la Vezzali dalla pedana davvero non scenderà... Cuore, grinta, tenacia, volontà di ferro, lucidità in pedana e fuori: e allora Valentina piazza l'ultimo affondo nei confronti di chi vorrebbe mettere il bavaglio agli atleti sul tema dei diritti umani. Perché i campioni non si misurano dalla manciata di medaglie che hanno al collo, ma da quello che hanno dentro. Nella testa, e nel cuore.
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