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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Australia, il simbolo della riconciliazione

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Ottavio Missoni, Franco Arese,Stefano Baldini

Il 13 febbraio 2008 è stato un giorno storico per l'Australia e per Cathy Freeman. Il premier australiano, il laburista Kevin Rudd, ha chiesto ufficialmente perdono per le sofferenze infitte alle cosidette "Stolen generations", le "generazioni rubate" di aborigeni, costretti da bambini ad abbandonare famiglie e comunità per la politica di assimilazione praticata per oltre un secolo, e fino al 1969 dai governi australiani. Nel cuore di Cathy Freeman, 35enne campionessa australiana di origne aborigena, oro olimpico sui 400 metri proprio a Sidney nel 2000 (dopo aver conquistato l'argento ad Atlanta nel 1996), si mescolano sensazioni diverse e contrastanti: l'amore per la propria patria e la propria gente, il dolore per le sofferenze subìte dai suoi cari, la gioia per un nuovo futuro che sembra risplendere nel segno della riconciliazione nazionale.

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Cathy, di questo cammino di riconciliazione, è stato al tempo stesso un simbolo e una protagonista. A Sydney, nel 2000, fu proprio lei l'ultimo tedoforo, con l'onore di accendere il tripode olimpico; poi arrivò l'incredibile successo sui 400 metri. Un oro storico nella più recente parabola dei Giochi moderni: la Freeman è infatti l'unica atleta nella storia delle Olimpiadi ad aver accesso il sacro fuoco di Olimpia e aver vinto l'oro nella stessa edizione. Cathy festeggiò il trionfo a suo modo, stringendo tra le mani, durante il giro d'onore, due bandiere: quella australiana e quella aborigena. In quei 400 metri a Sidney Cathy diede il meglio di sè come atleta; sentì di avere chiuso i conti con il Paese che tanto le aveva dato, ma che altrettanto le aveva tolto, e che, unito, le aveva chiesto una vittoria che fosse anche simbolo di un nuovo futuro di tolleranza e rispetto reciproco.

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Oggi, a otto anni da quella note magica, le parole pronunciate dal premier Rudd, non rappresentano solo la fine di un periodo oscuro della storia australiana, ma anche un'oppurtunità da non perdere, e non solo per le popolazioni aborigene. Cathy, nel frattempo, ha abbandonato la pista d'atetica, ma continua ad amare la sua gente e la sua Australia: un sentimento che si concretizza, ora, nell'attività di una fondazione benefica che si occupa delll'educazione e della crescita di giovani donne aborigene. Lo sguardo di Cathy ora punta dritto verso Pechino, nella speranza che il sacro fuoco di Olimpia sappia aprire la Cina al mondo, nel rispetto degli ideali e dei valori che solo quel fuoco sa trasmettere.

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