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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Boicottare i Giochi? La ricetta di Mennea: «Riformare il Cio, non punire gli atleti»

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Ottavio Missoni, Franco Arese,Stefano Baldini

Boicottaggio sì o no? La crisi tibetana ha riportato d'attualità un tema che da sembre è una spina nel fianco nella storia dei Giochi Olimpici. "Destinazione Pechino" ripercorre la storia dei grandi boicottaggi olimpici con una guida d'eccezione: Pietro Mennea, la "freccia del Sud", cinque Olimpiadi in carriera (dal 1972 al 1988) come sprinter nell'atletica leggera, con un oro ( sui 200 metri a Mosca 1980) e due bronzi (sempre sui 200 a Monaco '72e a Mosca nella staffetta 4x100), oltre a un record del mondo storico, quel 19"72 sui 200 metri ottenuto alle Universiadi di Città del Messico nel 1979 e che ha resistito per 17 anni prima di essere battuto.

Oggi, a 56 anni, Mennea è avvocato, docente universitario, critico attento e severo dell'olimpismo, dei suoi valori e dei suoi contro-valori. L'interlocutore ideale, insomma, per analizzare passato, presente e futuro delle Olimpiadi...

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Lo spirito di contestazione è il tratto distintivo del Mennea atleta e intellettuale. Quasi normale, per un ragazzo che decise di diventare campione d'atletica davanti alla tv, incantato dalla finale dei 200 metri a Città del Messico 1968, vinta da Tommy Smith e con bronzo di John Carlos, i due atleti di colore che sul podio protestarono col pugno chiuso e il guanto nero all'insegna del Black Power....

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Montreal 1976, Mosca 1980, Los Angeles 1984. Mennea ha attraversato ben tre edizioni dei Giochi segnate dal boicottaggio. Una soluzione politica che troppo spesso viene scontata solo dagli atleti

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Serve una riforma profonda e senza compromessi del Cio, il Comitato Olimpico Internazionale, che sempre più sembra compiere scelte lontane dai profondi ideali olimpici, ma segnate dal desiderio di mantenere vivo il giro d'interessi economici che ruota intorno al business a cinque cerchi

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Anche la lotta al doping risente degli stessi compromessi. Si potrebbe fare di più e meglio, se il sistema di controllo venisse affidato - spiega Mennea - allo Stato, e non alle singole federazioni. Ma quello che serve è soprattutto la volontà etico-politica di risolvere il problema

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Solo un innamorato delle Olimpiadi e dello spirito olimpico può concedersi uno sguardo tanto critico sull'universo a cinque cerchi. Veloce e scattante come d'abitudine, il pensiero di Pietro Mennea corre a immaginare il futuro dei Giochi, nel nome della riscoperta di quei valori simboleggiati dal sacro fuoco di Olimpia

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