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Lanterne rosse / di Dario Ricci
 

Gli Abbagnale, re incontrastati del canottaggio

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Genny Pagliaro (Ansa/Karim Chergui)

Quante volte si è ripetuta questa scena! I fratelli Abbagnale a macinare metri su uno specchio d'acqua e a portare in alto il canottaggio italiano: 7 titoli mondiali, 2 ori e 1 argento olimpico nel due con. Dall'inizio degli anni Ottanta, fino a Barcellona 1992 Carmine e Giuseppe Abbagnale - insieme al loro timoniere, Peppiniello di Capua - sono per il canottaggio quello che Alberto Tomba è per lo sci, e regalano fama e popolarità a un sport che è esaltazione della fatica e del sacrificio. E' lo zio Giuseppe La Mura a intuire che in quei due fratelloni nati a Pompei c'è del talento per l'arte della vogata. E' Giuseppe il primo ad arrivare in nazionale, in un momento difficile per il canottaggio azzurro

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Proprio nell'81 arriva in azzurro anche Carmine: l'equipaggio è fatto, insieme al prezioso timoniere Giuseppe di Capua. E cominciano infatti a fioccare i successi, col primo campionato nel mondo vinto proprio quell'anno davanti a Germania dell'est e Inghilterra. Quasi imbattibili, Carmine e giuseppe, soto la guida inflessibile dello zio La Mura, che costringe i fratelloni ad allenamenti massacranti, a base di kilometri e kilometri vogate in acqua. Eppoi in acqua non c'è parentela che tenga, come ricorda Carmine!

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Ma quanto è difficile vivere sempre in simbiosi con tuo fratello, condividere, ogni minuto, ogni obiettivo, ogni goccia di sudore? A smussare tensioni e incomprensioni ci pensa spesso Peppiniello di Capua, timoniere che l'Italia scherzosamente considera una sorta di "passeggero non pagante" dell'imbarcazione che i due fratelli spingono verso l'oro

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Ma i risultati ripagano di tuttii sacrifici: a Los angels 1984, nel lago di Casitas, Carmine e Giuseppe conquistano il primo oro olimpico, precedendo la Romania di oltre 5 secondi. intanto nell'85 arriva in nazionale anche agostino, il terzo fratello, subito bronzo mondiale nell'otto con. E' il progolo per quello che sarà il giorno più bello, a Seul nel 1988: Carmine e Giuseppe si riconfermano campioni Olimpici, poi poche ore dopo tocca ad agostino, oro nel quattro di coppia, con Poli Tizzano e Farina..

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Quattro anni dopo, a Barcellona, I fratelloni cercano l'impresa, il terzo oro consecutivo, ma stavoklta arriva solo l'argento, perché a ininfrangere l'egemonia di Giuseppe e Carmine arriva i gemmelli inglesi Seal. Ma sarà agostino a continuare l'epopea degli abbagnale: passano sette anni prima di ritrovarlo in barca e sul podio olimpico ad Atlanta 96, anciora insieme con Davide Tizzano, sempre nel segno dell'oro, della grinta e del sacrificio. E' Giuseppe a spiegare il perché della lunga assenza di Agostino dalle gare

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Gli ori degli Abbagnale non brillano solo nel medagliere olimpico italiano. Ma sono anche un messaggio che arriva forte dal sud d'italia per tutto lo sport azzurro. Per gli azzurri, sulla strada verso Pechino, c'è un'eredità pesante da raccogliere, ma l'in bocca al lupo dei fratelloni del canottaggio italiano vale già una medaglia!

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