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LIBRI / Coppi e Bartali, una rivalità puramente sportiva

di Maria Luisa Colledani

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31 maggio 2009

Se ne sono andati i pomeriggi con la tv accesa e la maglia rosa che sbuca dal gruppo per vincere il Giro del centenario. Se ne sono andati i precipizi di paesaggio e il frusciare sonoro delle biciclette. Può essere il momento per mettersi in poltrona e aprire un libro, qualche storia per non perdere l'abitudine dell'andare, cavalcando strade e parole. E aspettando il Tour de France.

La cronaca. In oltre cinquant'anni di mestiere di attacchi ne ha scritti a migliaia e sa che nelle prime righe ci dev'essere tutto. Così Gian Paolo Ormezzano ha fatto nel suo libro su Coppi e Bartali. Scrive: «La grande rivalità fra i due campioni del pedale, il duello dei duelli, non è mai esistita se non in senso puramente sportivo, così come non è mai esistito il castello mediatico di intrighi, costruito sulle fondamenta della loro grandezza sportiva assai concomitante e quindi molto concorrente». Dopo l'incipit, le voci dei figli dei campioni, «i due motori sentimentali e morali del libro», ricostruiscono la cronaca di quegli anni: Andrea Bartali, nato nel 1941 e rimasto accanto al padre fino alla morte nel 2000, e Marina Coppi, nata nel 1947, che visse con il genitore fino al 1953, quando il Campionissimo lasciò la famiglia per la Dama Bianca. Tra il credente Bartali e il laico Coppi c'era rivalità sportiva, non altro. Sono più spessi i ricordi di Andrea, hanno una consuetudine confidente: «Mio padre, di Coppi, ebbe sempre stima, non ebbe mai un timore di natura ciclistica. Riteneva di dover ricambiare Dio per il talento ciclistico e la salute che gli aveva dato e, di conseguenza, si pensava vincitore di ogni gara». Dice Marina: «Papà pativa Bartali: non c'era superbia da campione assoluto ma valutazione della forza dell'avversario».

Anche Curzio Malaparte, nel suo libro sui due ciclisti, sottolinea che la dicotomia non c'è. Nel 1960 - continua Ormezzano - per la San Pellegrino, diretta da Bartali, avrebbe dovuto correre Coppi, ma la morte se lo portò via: «Erano amici - dice Romeo Venturelli, che faceva parte della squadra -. Mai sentito uno parlare contro l'altro».

Eppure l'Italia di quegli anni aveva bisogno del duello, di Bartali che al Musichiere chiede conto a Coppi di certe pastigliette. Aveva bisogno di quella foto al Tour del '52 in cui Coppi passa la borraccia a Bartali o viceversa: Ormezzano sa bene che cosa c'è dietro quella foto.

Gian Paolo Ormezzano (con Marina Coppi e Andrea Bartali)
Coppi&Bartali
Edizioni San Paolo, 164 pagine, 14 euro

31 maggio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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