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Libri / Storia ed epica di Luigi Ganna, il vincitore del primo Giro d'Italia

di Maria Luisa Colledani

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1 giugno 2009

Se ne sono ormai andati i pomeriggi con la tv accesa e la maglia rosa che sbuca dal gruppo per vincere il Giro del centenario. Se ne sono andati i precipizi di paesaggio e il frusciare sonoro delle biciclette. Allora può essere il momento per mettersi in poltrona e aprire un libro, qualche storia per non perdere l'abitudine dell'andare, cavalcando strade e parole. E aspettando il Tour de France.
La storia. Luigi Ganna ha vinto il primo Giro d'Italia nel 1909. Dopo il romanzo di Claudio Gregori, vive immortale. Il giornalista della Gazzetta dello Sport, 23 Giri d'Italia e tre Tour de France on the road, ha ricostruito le opere e i giorni del ciclista nato a Induno Olona nel 1883. Ha dato forma al tempo di Ganna, all'Italia sbrindellata di inizio Novecento con una meticolosa ricerca d'archivio. L'Arena di Milano, il Motovelodromo di Torino non sono più solo architetture della storia, ma scenari della forza leggera di Ganna. Baffetti scuri, volto squadrato, corpo d'acciaio, la polvere come pelle, Ganna emerge dal buio della notte, vince duri dolori. Fa il magùt e 110 chilometri al giorno fino a Milano. Snobba la pista, allora molto in voga, preferisce la strada, «labirinto, viaggio nell'ignoto», e vince nel 1906 la Milano-Piano dei Giovi-Milano. Poi, Gregori, quasi che questo romanzo fosse un film, ritrova Ganna a Parigi, al Tour del 1907, con Pavesi e Galetti: è l'epoca dei Tre Moschettieri. È l'inizio dell'epopea, perché «Ganna vola come un gabbiano». Il primo Giro è suo, davanti a Galetti e Rossignoli (ma se si fosse corso a tempo non avrebbe vinto). Suo il premio di 5.325 lire e l'ingenuità delle prime parole ai giornalisti: «Me brüsa el cü». La cronometro di 300 chilometri al Giro del 1910 («un esercizio disperato e crudele»); la 600 chilometri del 1912 in cui bruciò Galetti e Cervi in una volata cattiva; la tappa più dura che il Giro abbia mai visto, la Milano-Cuneo con il Sestriere: c'è tutto in queste pagine, epica, dolore, rimpianto, sconfitte, rivalità. Gregori scrive una corsa nella storia, quasi un'Iliade in bicicletta, perché la sua penna è poesia e perché «la forza di quei ciclisti non sta nei muscoli, ma nel cuore».

Claudio Gregori
Luigi Ganna. Il romanzo del vincitore del primo Giro d'Italia del 1909
EditVallardi, 274 pagine, 15 euro

1 giugno 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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