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L'Italia negli occhi di Geo e dei ciclisti

di Maria Luisa Colledani

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29 maggio 2009

Se ne stanno andando i pomeriggi con la tv accesa e la maglia rosa che sbuca dal gruppo per vincere il Giro del centenario. Se ne stanno andando i precipizi di paesaggio e il frusciare sonoro delle biciclette. Può essere il momento per mettersi in poltrona e aprire un libro, qualche storia per non perdere l'abitudine dell'andare, cavalcando strade e parole. E aspettando il Tour de France.

La musica. Parafrasando Antoine de Saint-Exupéry, al quale questo libro assomiglia così tanto per purezza e sogno, la bicicletta ci ha svelato il vero volto della terra. Andrea Satta, cantante dei Têtes de Bois, medico pediatra e al seguito del Giro 2009 con Sergio Staino per l'Unità, tratteggia il nostro Paese con petali, pedali e parole. Le sue, per la verità, e anche per la passione sonora che gli canta dentro da sempre, sono musica più che parole. Senza freni. Un papà e il suo bimbo (Geo) aspettano i ciclisti sui tornanti dello Stelvio. È il 1975: Francisco Galdos e Fausto Bertoglio si contendono il Giro. A dividerli solo 40 secondi, un'eternità o forse un soffio. L'attesa diventa radiocronaca, quella di Ferretti e Icardi, e vita. Una folla di appassionati posiziona tavoli e sedie, bottiglie di vino e cibarie, come se quei tornanti fossero casa. E ognuno racconta, perché «c'è sempre una storia da raccontare al posto della televisione». Ogni bottiglia un personaggio, famoso ma non solo: Alfonsina Strada alla quale il cognome del marito (Strada, appunto) segnò il destino, Marcello Osler con la sua fuga da 200 chilometri, Alfredo Martini e la sua saggezza, Fabio Casartelli portato via dalle strade del Tour, Luigi Malabrocca fuoriclasse al contrario (si nascondeva, arrivava con distacchi abissali per conquistare la maglia nera) e Arpad Weisz, allenatore ebreo ungherese con quale il Bologna vinse lo scudetto, morto ad Auschwitz. E Geo ascolta: gli adulti da soli non capiscono mai niente e sono sempre i bambini a spiegar loro le cose. Anche lungo i tornanti dello Stelvio, sempre più spessi, sempre più ripidi, dove l'unica passione è la bicicletta, l'unica pelle di ricambio da portarsi addosso.

La radio che dà voce alle pagine di Satta è una carezza che rimane, è l'amore che strappa i capelli. Ed è nata come spettacolo (il prossimo appuntamento all'auditorium di Roma domenica 31 maggio, ore 21), con le musiche che si trovano anche nel cd allegato al libro.
Good bike! Perché «il ciclismo è per tutti, non ci vuole il permesso per entrare».

Andrea Satta
I riciclisti
Ediciclo Editore, 160 pagine più cd, 16 euro

29 maggio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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