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Al via il Giro del Centenario
nel segno di Armstrong e Basso

di Dario Ceccarelli

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7 MAGGIO 2009
Ivan Basso (Ansa/Daniel Dal Zennaro)

Tutto si può dire tranne che sia un Giro a Basso profilo. E non solo per il ritorno di Ivan, dopo il lungo stop per le note vicende farmaco-giudiziarie, e per quello di Armstrong che con il suo carisma da Jesus Christ Superstar viene a dar lustro a questo appuntamento centenario. No, l'attesa è alta, al di là del momento poco felice del ciclismo, proprio perché siamo di fronte a un Giro completamente rivoluzionato che arriva a Roma (31 maggio) anziché a Milano; che dopo tre tappe ti porta già sulle Dolomiti e poi sulle Alpi; che al posto di risalire lentamente la Penisola, con quelle lunghe tappe di trasferimento buone per i saluti delle scolaresche, va subito al dunque senza lasciar tempo ai favoriti di scaldare i motori.

E poi, infine, perché l'eterna sfida tra doping e antidoping non era mai arrivata a uno scontro così alto: controlli quasi militari da una parte, e farmaci sempre più sofisticati dall'altra, come dimostra l'ultima imbarazzante vicenda di Rebellin.
Una corsa nella corsa, insomma, dove vince chi è più svelto e più scaltro. Ma quanto all'etica, meglio lasciar perdere. Da tempo, abbiamo smesso di credere alla favola del ciclismo eroico. Al paradiso perduto. No, quello era un altro mondo, che da tempo è uscito di scena. Pieno di fascino, certo, ma anche di ombre. Ma si sa che il passato, come diceva Enzo Biagi, è come il culetto dei bambini: sempre più roseo rispetto al presente.

Un Giro alla rovescia, quindi, ma anche probabilmente foriero di sorprese e di colpi di scena. Poco tempo per rifiatare, e anche poche certezze: non basterà infatti mettere fieno in cascina sulle grandi montagne. Subito dopo infatti arrivano altri agguati: la lunga cronometro delle Cinque Terre (61 km), che darà una secca scrollata alla classifica, e poi le ultime tappe appenniniche che, mai come quest'anno, possono diventare decisive. Insomma, qualcosa di totalmente inedito. Un Giro "famolo strano" sul quale fare previsioni diventa davvero difficile per tutti.

Ma noi siamo qui per questo, e quindi proviamoci. Sicuri che alla fine pagheremo il dazio, come confermano gli ordini d'arrivo delle ultime edizioni. Il più quotato, anche dagli scommettitori, è naturalmente Ivan Basso, tornato ai livelli di prima della squalifica. Al Giro del Trentino, anche a cronometro, ha già fatto vedere che è comunque di un altro pianeta. Resta però l'aspetto psicologico. Rientrare nella mischia, non è come dirlo. E il Giro è lungo, e pieno di pressioni anche emotive che alla fine incidono. La pole position comunque è sua.

Di poco dietro, la legione straniera costituita da un trittico di tutto rispetto. L'americano Levi Leipheimer, il russo Dennis Menchov, lo spagnolo Carlos Sastre, vincitore dell''ultimo Tour de France. Leipheimer è un ottimo corridore. Molto forte a cronometro, regolare in salita, potrà contare sull'appoggio del suo capitano, Lance Armstrong, molto carismatico ma ancora indietro nella preparazione per l'incidente alla clavicola. In più, dietro all'americano, c'è l'Astana, una specie di Manchester United del ciclismo (anche se con i conti in rosso). L'unico neo: finora ha vinto poco. Ma ha solo 26 anni, può contare su ampi margini di miglioramento.

Menchov arriva ben preparato. Non è tra gli osservati speciali, ma è forte, soprattutto in salita. Quanto a Sastre, vero che poi andrà al Tour, e li sparerà le sue cartucce migliori, però è un fior di campione.

Subito dopo ci mettiamo Damiano Cunego e Danilo Di Luca. Cunego non ha brillato nelle classiche del Nord, però è un talento, non si discute. Resta da vedere se saprà riconfermarsi uomo da classifica anche dopo i non eccelsi risultati degli scorsi anni. Parere personale: ci piace di più nelle corse di un giorno, ma gli va dato atto che ha costanza e corre per tutta la stagione. Di Luca? Da un po' non batte un colpo. Speriamo che il passaggio in Abruzzo gli ridia la grinta del 2007 quando riuscì a portare a termine al corsa con la maglia rosa. Due parole anche per Gilberto Simoni e Marzio Bruseghin. Il primo, nonostante i suoi 37 anni, può fare un colpaccio. Ha già vinto due volte il Giro, e non ha nulla da perdere. Può solo far bene. Bruseghin si presenta come il migliore dell'ultima edizione, orfana quest'anno di Contador e Riccò. Farà il suo dovere, anzi qualcosa il più. È un marchio di fabbrica, un corridore davvero d'altri tempi che unisce la saggezza contadina all'arguzia agonistica.

Siamo ai titoli di coda: anzi all'ultimo chilometro. Qui è sfida aperta tra Mark Cavendish, nuovo fenomeno dello sprint, e il navigato Alessandro Petacchi, uomo jet con qualche scricchiolio incipiente dovuto all'età. Sarà una bella sfida. Tra questi due assi, sorta di terzo uomo delle volate, ci mettiamo una briscola che può sparigliare: Mirko Lorenzetto. Buon Giro a tutti.

7 MAGGIO 2009
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