Prima un workshop di lavoro a Sun City, vicino Rustenburg; poi, all'inizio di marzo a Zurigo, un vertice tra i rappresentanti delle polizie dei 32 paesi finalisti di Sudafrica 2010, per coordinare strategie e mettere in comune esperienze sul campo. Nel frattempo l'"ordinaria amministrazione" di segretario dell'Osservatorio sulle Manifestazioni sportive del Viminale («Stiamo lavorando per far sì che l'esodo dei tifosi della Roma verso Bari, sabato, sia davvero solo una festa di calcio»). Insomma non si può dire che a Roberto Massucci manchi il lavoro, di questi tempi. Sarà lui a coordinare e gestire la sicurezza della spedizione azzurra ai mondiali sudafricani. Facciamo il punto, allora, su aspettative e timori in vista della trasferta iridata

Dottor Massucci, dal Sudafrica arrivano notizie contrastanti sul tema sicurezza, tra pericoli reali e notizie al limite del farsesco (L'ultima? I poliziotti dell'area di Port Elizabeth sarebbero troppo grassi, e allora le autorità locali sono pronte a metterli a dieta per tirarli a lucido in vista del Mondiale, n.d.r.). Cosa dobbiamo aspettarci?
«Personalmente sono molto soddisfatto del lavoro fatto insieme alla polizia sudafricana in occasione della Confederation Cup dello scorso giugno. Ho trovato interlocutori qualificati e preparati a garantire la sicurezza della squadra nazionale. Questo aspetto non mi preoccupa più di tanto»

Che cosa, invece, può preoccupare?
«La sicurezza del resto della delegazione. Sappiamo bene che una Nazionale campione del mondo ha un seguito considerevole, fatto di tifosi, professionisti dei media, addetti alla comunicazione, personale e rappresentanti dello sponsor. Lo sforzo che stiamo facendo è proprio finalizzato a garantire la sicurezza di queste persone».

In che modo?
«La parola d'ordine è: cautela. Inutile fare allarmismi, ma d'obbligo è l'invito a una necessaria cautela. Ad esempio: stiamo già invitando tutti gli addetti ai lavori al seguito degli azzurri a muoversi secondo itinerari prestabiliti, definiti, senza avventurarsi autonomamente in aree non conosciute. In collaborazione con l'ambasciata italiana a Pretoria stiamo realizzando una mappatura delle aree considerate più a rischio. Non possiamo ignorare che il Sudafrica presenta problematiche critiche sotto questo aspetto, ma seguendo cautela e buonsenso si potrà lavorare in serenità».

E il rischio ultrà? Le autorità sudafricane continuano a ripetere che hanno ospitato grandi eventi di cricket e rugby senza avere incidenti. Siete riusciti a spiegargli che gli hooligans del calcio sono un'altra cosa?
«Credo che la differenza sia ben chiara anche a loro, e gli incontri che abbiamo avuto sono stati preziosi proprio in questa direzione».

Intanto l'Italia ha deciso che non fornirà alla polizia locale i nomi delle migliaia di ultrà colpiti da provvedimento restrittivo (Daspo) di ingresso allo stadio. Come dire che chi è bandito dagli impianti italiani, potrebbe potenzialmente avere accesso libero agli stadi mondiali…
«In realtà la posizione italiana è condivisa da tutte le nazioni europee. Le normative continentali a tutela dei dati personali non consentono l'invio di "black list" a prescindere dall'effettiva partenza del soggetto in questione per il paese di destinazione. Non possiamo dare alla polizia sudafricana il nome di "tizio" se poi l'ultrà in questione neppure va in Sudafrica. Altra cosa è fornire informazioni su eventuali tifosi violenti che effettivamente si recheranno in Sudafrica. Ma è un'ipotesi che mi sento di poter escludere fin da ora».

C'è anche un piccolo smacco da registrare: ad addestrare i poliziotti sudafricani è stata la Gendarmerie francese. "Loro hanno sconfitto gli ultrà, voi noi", ci ha risposto il portavoce della polizia africana a precisa domanda in merito. Deluso?
«Il fenomeno è molto più complesso. E purtroppo lo dimostrano proprio i tragici fatti accaduti recentemente in Francia (l'uccisione di un ultrà del Paris Saint Germain, n.d.r.). Periodicamente siamo costretti a confrontarci con la recrudescenza della violenza negli stadi. Non è un caso, purtroppo, che il Paris Saint Germain ora giochi a porte chiuse. È un fenomeno trasversale, che ci coinvolge tutti, nell'affrontare il problema e nel cercare soluzioni adeguate».

Suggerimenti pratici per chi seguirà gli azzurri?
«Centri storici e siti ufficiali del Mondiale saranno all'altezza di una sicurezza di stampo "europeo", così come tutti gli eventi collaterali collegati alla Coppa. Non avventuratevi su percorsi estemporanei o sconosciuti».