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D'oro come i capelli di queste generazioni di ragazzini acquatici che fanno conti con il cloro per 3-4 ore al giorno. Su e giù alla ricerca dell'armonia perfetta tra cuore, polmoni e cervello. Cercano tutti un tempo, il tempo limite da battere. E c'è un cronometro per tutti. Naturalmente è dentro di noi. Allenamenti interminabili, vasche su vasche, ritiri per ossigenazioni, due sedute al giorno, la prima alle 6 del mattino. Sei solo in quelle bracciate a contare il va-e-vieni: 100 vasche per scaldarsi, soltanto per cominciare. Allora pensi e conti, pensi e conti, calibri i movimenti, correggi la curvatura di entrata dell'avambraccio o il colpo di reni per le gambe-delfino o l'ingresso in acqua della bracciata del dorso. O lo scatto al cubo per il tuffo d'inizio. O il tempo di respirazione. O la pinnata della virata. Milioni di movimenti da automatizzare e da economizzare per fare il tempo. Il tempo dell'Italia delle piscine, tante, poche, strette, kitsch. Dove vai per correggere una scoliosi e ti ritrovi sirena.