Il doppio k.o. contro Stati Uniti e Romania lo ha quasi cancellato dal torneo: ultime speranze affidate al confronto diretto e decisivo di domani sera contro la Macedonia
ROMA - «Ma Felugo dov'è? E il cittì Campagna? Al primo piano? O al secondo?». È caccia al Settebello, al Foro Italico: lo si cerca in acqua (il doppio k.o. contro Stati Uniti e Romania lo ha quasi cancellato dal torneo, sperando poi che la Macedonia si faccia da parte nel confronto diretto e decisivo di domani sera), lo si cerca per le vie del Villaggio del Nuoto,visto che Tempesti e compagni sono dati per protagonisti di un incontro con la stampa promosso da uno degli sponsor della manifestazione.
L'orario – causa caldo torrido – è scoraggiante; le 13 in punto, quando la canicola raggiunge il suo massimo, e il frinire delle cicale supera di parecchi decibel il tam-tam incessante della musica da discoteca che viene sparata dagli altoparlanti. Ma il problema, oggi, è un altro: accaldati giornalisti sono ben disposti a perdere chili e sudare ettolitri di sali minerali nelle temperature africane della Città Eterna. Ma non per i dioscuri del Settebello, eroi di tempi lontani (tanto per rinfrescarci la memoria di quello che avvenne da queste parti: oro olimpico nel 1960 e oro mondiale nel 1994) e che sembrano destinati a rimanere tali, almeno per un po'.
Oggi per le vie del Foro Italico si rincorre a perdifiato (anche se qualcuno trova pure la forza di alzare la voce) una sincronetta, Beatrice Adelizzi, 20 anni,di Monza, ma romana d'adozione. Nove-dieci ore d'allenamento al giorno che le sono valse il bronzo nel sincero libero alle spalle di Ischenko e Mengual, due leggende viventi del sincro mondiale. Normale che sia così: il bronzo di Bea è il miglior risultato della storia del sincro azzurro, e mezz'ora prima del tumultuoso incontro con la stampa mondiale, la Adelizzi ha mandato in delirio la piscina del Foro Italico, arroventata dal solleone. Manco fosse Panatta, Totti o Zarate, tanto per capirci.
Dalla tana della pallanuoto, invece, la sera scorsa, contro la Romania alla fine vincente, solo urla, fischi, proteste (contro un arbitraggio invero più che incerto), ma poco gioco, pochi gol, poche sicurezze per il presente, tanti dubbi per l'avvenire. Insomma, sotto le calottine si è nel pieno dell'Età dell'Incertezza, ed è difficile spiegarlo a una piazza che sognava di sostituire per una quindicina di giorni le magie pallonare con le notti magiche di Calcaterra, Rizzo o Giorgetti.
Quello che vediamo al Foro Italico sarebbe stato – rumoreggiano i giornalisti liguri, i più esperti in materia, perché da quelle parti la pallanuoto è religione e tradizione – sarebbe stato un discreto team da esportazione, da Mondiale fuori casa, insomma. Ma troppo fragile, in acqua e fuori, si sta invece rivelando per reggere la pressione del torneo iridato stretto tra Monte Mario e il Tevere.
E allora "fuori i secondi" (anzi, al massimo il Settebello si ritroverà terzo, con in vista l'incrocio ben poco rassicurante con la Serbia negli ottavi di finale) e spazio alla Beatrice Nazionale. Per ritrovare i pallanotisti eredi della Grande Italia che fu, bisognerà ripassare più tardi. Difficile si faccia in tempo nella breve estate natatoria romana. Più probabile rincontrarli sulla strada che porta dritto a Londra2012. Del resto, anche lì, scherzi del destino, nel 1948 non arrivò un altro glorioso oro?
