Jerome Pineau 8. Era da cinque anni che un francese non vinceva una tappa al Giro. E già questa è una novità. Fuggito dopo una trentina di chilometri, con Arashiro e Fouchard, il transalpino ha il merito di aggiudicarsi lo sprint di Novi Ligure mentre alle spalle, come una muta di lupi inferociti, il gruppo li stava raggiungendo . Ma ormai era troppo tardi. Che dire? Fesso il gruppo (4) e le squadre dei big, in particolare la Lampre (4), ma tanto di cappello al terzetto che riesce sempre a tenere a distanza di sicurezza gli inseguitori. Non è facile, anzi. Quello che stupisce, in un Giro con così poche occasioni per gli sprinter di razza, è che le grandi squadre si facciano fregare così alla luce del sole. Si vede che le gambe, per la crono, erano ancora imballate.
Petacchi 5. Non sono giorni facili per il nostro sprinter. Questa volta, arriva terzo anche nell'inutile volata dei big . Farral lo precede giusto per marcare la sua leaderschip. Che dire? Fantozziano ma non rassegnato, Petacchi ci prova sempre ma con scarsi risultati. Meglio comunque di Damiano Cunego (4) che finora ha pedalato come se fosse in una gita scolastica. Qualcuno gli dica che tra poco finisce anche la scuola.
Nibali 8. È la prima volta, in questo Giro, che il leader di partenza non perde la maglia rosa alla fine della tappa. Finora, come nel gioco della scopa, finiva ad un altro. Per il siciliano anche questo è un piccolo successo. Tranquillo, autorevole, non sembra patire lo stress del primato. Tocchiamo ferro ma forse, con Nibali e Basso (7) ci siamo trovati una coppia che non scoppia. E in Italia, dove il dualismo è la regola, sarebbe un altro record.