Con i suoi pattini volanti ha acceso la passione a Torino. L'Oval è stato il suo regno e lui la miniera d'oro del pattinaggio di velocità. Per quattro anni non ci siamo ricordati di Enrico Fabris (è la dannazione dei cosiddetti sport minori): ora ci aggrappiamo a quelle ali per non precipitare nel medagliere. Anche le braccia di Fabris sono ali: si librano grazie alla forza delle pagine di Mario Rigoni Stern. Il successo non l'ha rovinato, si è tenuto alla larga dai reality e ha preferito la sua Asiago. È stato il primo della squadra azzurra ad arrivare a Vancouver, sarà il primo a gareggiare (sabato). Nelle sue gambe i 5mila e i 10mila metri: «Scommettete su di me, ho sistemato i materiali: l'olandese Kramer non è imbattibile». Poi, verranno la pista, filare nel vento ghiacciato, lasciare una scia silenziosa e magari le interviste, tante interviste. «Ma io aspetto di tornare sull'Altopiano - confessa -, quando la neve si scioglie, e poi guardare il panorama».