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Eredità olimpiche: che cosa resta di Torino 2006

di Marco Ferrando

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8 Febbraio 2010

Dal 2006 al 2009 qui ha sempre vinto, Armin Zöggeler: dai campionati italiani fino alle Olimpiadi, sulla pista di Cesana-Pariol il "cannibale" dello slittino non ha mai deluso. E anche quest'anno non è stato da meno: l'altra settimana il vicebrigadiere di Foiana ha vinto la sua nona coppa del mondo, nella gara che ha segnato la chiusura della stagione per l'impianto a cinque cerchi. Una chiusura in grande stile per i colori azzurri, che però getta un'ombra sinistra sul destino della struttura: finite le prove del 30 e 31 gennaio, l'agenda è vuota. Nessuna gara in calendario, nessuna sessione di allenamento: l'impianto, quest'anno aperto con un mese di ritardo per un guasto tecnico, resterà chiuso fino all'estate, mentre sulla prossima stagione invernale pesa un'incognita grande come una casa.
«Per far funzionare la pista serve un milione all'anno, altrimenti ci conviene tenerla chiusa», dicono da tempo al Torino olympic park, la fondazione costituita dagli enti locali insieme con il Coni per gestire l'eredità olimpica. Ma il milione di contributi per ora non si trova, né tra le federazioni sportive né tra gli sponsor privati, dunque il destino sembra segnato. Come per i trampolini del salto di Pragelato, al di là del colle del Sestriere: nessuna competizione fino all'estate e saracinesche abbassate fino alla bella stagione, quando farà di nuovo tappa in alta val Chisone il circuito estivo di Coppa del mondo di salto.
Istantanee di un patrimonio costato oltre 600 milioni (di fondi rigorosamente pubblici) ma in quattro anni diventato un'eredità che nessuno vuole. Formalmente gli impianti sportivi e le strutture ricettive sono passate in mano a comune di Torino, provincia e regione, che le hanno assegnate a diverso titolo (dal comodato al diritto di superficie) alla Fondazione Top, incaricata di gestirli fino a oggi e quindi di bandire una gara per la concessione trentennale. Una gara che, nonostante alcuni strascichi giudiziari ancora in corso, è stata vinta da una cordata composta dagli americani di Live Nation e dalla torinese SetUp per appena 2,15 milioni di euro.
Un affare, se si considera che il valore dei beni aggiudicati è stato stimato in oltre 250 milioni di euro. Ma che cosa succederà adesso? Quali eventi, sportivi e non, verranno organizzati? Sul piano di sviluppo messo a punto dai privati il velo si alzerà solo nei prossimi giorni, ma intanto sul territorio cresce la preoccupazione. Soprattutto in montagna, dove non sono state digerite bene le anticipazioni fornite dai privati - «Ci concentreremo sulle strutture in città», hanno detto - e si teme che per gli impianti più costosi, la pista per il bob e i trampolini, si profili un utilizzo solo estivo, sotto forma di parco dei divertimenti.
E pensare che il bilancio del triennio di gestione provvisoria non è negativo: dal 2007 al 2009 i principali impianti sono rimasti aperti complessivamente per 3.258 giorni, si sono organizzati 253 eventi. Dal concerto di Bob Dylan al Palasport olimpico fino ai galà del ghiaccio al Palavela, è stato servito al pubblico torinese (e non solo) un menu per tutti i palati, che peraltro vedrà uno dei piatti più prelibati arrivare dal 22 al 28 marzo prossimi, con i Mondiali di pattinaggio di figura.
Se il turismo, complessivamente, cavalca ancora l'onda di Torino 2006 - dal 2000 ad oggi i flussi turistici nella regione sono cresciuti del 43% superando gli 11,5 milioni di presenze - per il resto l'eredità olimpica sta appassendo nel disinteresse generale. L'unico modo per riassaporare quel Passion lives here che aveva scandito l'anno a cinque cerchi sembra una visita all'interessante museo olimpico inaugurato la settimana scorsa. Allestito forse non a caso in un'ala del Museo di scienze naturali, con i suoi dinosauri e il vasto assortimento di altri animali estinti.

marco.ferrando@ilsole24ore.com

8 Febbraio 2010
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