Qualcuno ricorderà soprattutto Giorgio Rocca che capitombola nella neve dopo 38 secondi di gara. Lo slalom era l'ultima speranza azzurra di raccogliere almeno una medaglia nello sci alpino. Invece a Torino quattro anni fa finì come a Cortina nel '56 senza nemmeno un podio per i nostri colori. Rocca non era Maciste: l'enorme - forse esagerata - pressione del pubblico e dei giornalisti su un solo atleta, evaporò nella prima manche di Sestriere. Una vera beffa per Rocca: era partito con il pettorale numero uno e aveva appena conquistato la Coppa del mondo di slalom, con cinque vittorie consecutive nel circo bianco.
Qualcuno ricorderà, invece, altre immagini: le undici medaglie (cinque ori e sei bronzi), due meno che a Salt Lake nel 2002 ma con un metallo prezioso in più. Tutti risultati garantiti da quelle discipline normalmente dimenticate da un'Olimpiade all'altra. Ora dobbiamo rispolverare le imprese di Armin Zoeggeler nello slittino e di Enrico Fabris nel pattinaggio di velocità. Fabris conquistò addirittura tre medaglie: un oro e un bronzo nelle prove individuali e un oro nella gara d'inseguimento a squadre con Matteo Anesi, Ippolito Sanfratello e Stefano Donagrandi. Un bel bottino arrivò dallo sci nordico: due successi per il granitico Giorgio Di Centa (50 km e staffetta 4x10 con Fulbio Valbusa, Pietro Piller Cottrer e Cristian Zorzi), oltre ai bronzi di Piller Cottrer nella gara a inseguimento e di Arianna Follis, Gabriella Paruzzi, Antonella Confortola e Sabina Valbusa nella staffetta 4x5 km.
Slittino, bob e short track regalarono ancora tre bronzi a Torino. Fu dunque un'Olimpiade di conferme e sorprese. Le cadute e gli errori di Carolina Kostner e della coppia Fusar Poli-Margaglio nel pattinaggio artistico, tennero compagnia alla delusione di Rocca. Fabris, Di Centa e Zoeggeler furono i nostri eroi. L'eredità di quattro anni fa è agrodolce. Rocca, dopo il recente infortunio, ha deciso di ritirarsi. Addio sogni olimpici. L'obiettivo più ambizioso rimane il medagliere di Lillehammer '94, dove l'Italia collezionò venti podi con sette ori. È il nostro record mai più avvicinato. È meglio rimanere con i piedi per terra, però, pensando a Vancouver: riprendere almeno un paio di medaglie nello sci alpino, confermando i risultati nelle altre discipline.