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Vancouver 2010 - Olimpiadi invernali

 
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Neve hi-tech, tutti i materiali più innovativi delle Olimpiadi

di Guido Romeo

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9 febbraio 2010
La maschera Recon mette a disposizione dati di velocità, altitudine, direzione,temperatura. Può servire anche nei soccorsi in montagna

Tute, tavole, cronometri: alla prova tecnologie da portare sul mercato. Utilizzati anche il sistema Kers, mutuato dalla Formula 1, e il satellite Stealth per studiare le traiettorie degli sci


Competizione tra migliori atleti del pianeta, ma anche banco di prova delle tecnologie più avanzate. Dagli sci, alle tavole, alle tute e alle maschere, lo sport professionistico fa parte ormai della ricerca e sviluppo delle grandi aziende: ciò che in queste settimane sfreccia sulla neve e sul ghiaccio delle Olimpiadi di Vancouver, nei prossimi mesi sarà sviluppato anche per il mercato di massa come già succede per le due ruote della Moto Gp o le auto della Formula 1.

È proprio ai sistemi di ammortizzazione delle auto da corsa che i tecnici della Head hanno rubato l'idea di applicare a sci e tavole la tecnologia Kers – il «Kinetic energy recovery system» – che permette di recuperare l'energia cinetica prodotta dallo sci in movimento trasformandola in energia elettrica e, viceversa, inviare impulsi elettrici al materiale per controllarne la distorsione e la resistenza. Una piccola magia possibile grazie ai cosiddetti materiali piezoelettrici come alcune ceramiche, che si sono già dimostrate efficientissime nell'aumentare la stabilità sia nelle navicelle spaziali che nelle auto nei circuiti di Formula 1. Il sistema, che verrà presentato in Italia nelle prossime settimane, è già ai piedi di campioni come l'americano Bode Miller e lo svizzero Didier Cuche oltre a diversi snowboarder. La tecnologia Kers va così ad aggiungersi alle altre tecnologie d'avanguardia come inserti in leghe di titanio introdotte negli anni scorsi per innovare i design composti da sandwich di diverse lamine che sono ormai lo standard del settore.

La nazionale canadese di sci ha scommesso molto sulla tecnologia e uno dei suoi assi nella manica potrebbero essere proprio l'elettronica e i satelliti grazie al sistema Stealth – «Sensor for the training of elite athletes» – una serie di sensori che integrano telecamere, rilevatori di velocità e pressione sugli sci, segnali gps e mappe elettroniche del terreno. Incrociando i dati su velocità e traiettorie arrivano ad avere una misura scientifica e molto precisa di quali traiettorie funzionano meglio e a evidenziare con precisione perché l'atleta rallenta.

A Vancouver lo Stealth non è più un segreto per nessuno e alcuni produttori già pensano a versioni semplificate dedicate al mercato di massa: è il caso della maschera dell'americana Recon che, in maniera analoga a quanto già avviene nei caschi dei piloti militari proietta sul visore interno i dati di velocità, altitudine, direzione, temperatura e diversi intertempi, inclusa la durata e l'altezza dei salti. Un vero condensato di tecnologia, certo più di un gadget perché dispone di funzioni anche in grado di guidare i soccorsi.

Non mancano le novità nemmeno sul fronte delle divise. Columbia ha messo a punto Omin-Heat, una nuova famiglia di materiali termoriflettenti per le tenute della nazionale statunitense. Sul fronte delle performance in gara – anche se l'effetto non sarà così eclatante come nel caso dei costumi integrali che negli anni scorsi hanno permesso di polverizzare molti record di nuoto – sulle piste di pattinaggio canadesi la ricerca promette di fare la differenza.

Gli svizzeri di Eschler hanno realizzato per Nike, che veste i pattinatori americani, olandesi e sudcoreani e per Descente (Giappone e Canada) uno speciale tessuto composto da quattro diversi tipi di fibre e modellato su un disegno tridimensionale che permette di migliorare l'aerodinamica e le prestazioni: il trucco sta in un design specifico che permette alle tute di sostenere i muscoli degli atleti riducendo le vibrazioni che disperdono la forza e aumentando così la potenza erogata, senza limitare la libertà di movimento. Sul ghiaccio e sulla neve, tra l'oro e il resto del mondo ci sono solo pochi millesimi, la tecnologia potrebbe fare la differenza.

9 febbraio 2010
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