Almeno duemila persone - tra le quali il presidente georgiano Mikhail Saakashvili - hanno partecipato ai funerali di Nodar Kumaritashvili, il giovane slittinista morto il 12 febbraio a poche ore dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Vancouver, urtando un palo a bordo pista ad oltre 144 km orari, dopo aver perso il controllo del mezzo durante una sessione di prove.
Al dolore per la scomparsa dell'atleta, appena ventunenne, si sono mescolate la rabbia e le polemiche sulla sicurezza del tracciato di Whistler. «È morto per la Georgia, è morto per questo sport. Siamo una famiglia distrutta dal dolore», ha mormorato il padre, David. L'inchiesta condotta congiuntamente dal Comitato olimpico internazionale e dalla Federazione internazionale dello slittino ha concluso che la pista non presentava anomalie tecniche: quindi Kumaritashvili sarebbe rimasto ucciso per un proprio errore, commesso nell'affrontare le ultime curve (anche se subito dopo la tragedia sono stati apportati aggiustamenti al tracciato e abbassata la linea di partenza per ridurre la velocità).
Un'autoassoluzione che gli altri atleti, gli amici e i parenti del giovane non accettano. A cominciare dal presidente del Comitato olimpico georgiano, Giorgi Natsvlishvili, che ha parlato apertamente di «norme di sicurezza non rispettate». E anche per lo zio e allenatore del ragazzo, Felix, la pista resta la principale responsabile della tragedia: «Posso affermare con certezza, e lo conferma l'intera comunità mondiale dello slittino, che se il bordo fosse stato più alto, oggi Nodar sarebbe ancora con noi».
Il corpo di Kumaritashvili, rientrato in patria mercoledì, è stato trasportato, coperto dalla bandiera georgiana, fino alla casa della famiglia, a Bakuriani, piccolo villaggio sulle montagne, circa 180 chilometri ad ovest di Tbilisi, e qui sepolto nel cimitero della chiesa locale. Accanto alla bara è sempre rimasta la madre Dodo. Quel che più addolora gli amici è proprio che gli organizzatori abbiano gettato tutta la colpa dell'incidente su Nodar e sulla sua presunta inesperienza. «In tutta la Georgia siamo certi che Nodar è stato ucciso dalla carenza delle misure di sicurezza».