Giorgio di Centa, 37 anni, bicampione olimpico a Torino 2006 (50 km maschile e staffetta 4 x 10 km); portabandiera azzurro nella cerimonia d'apertura
A Torino 2006 un doppio oro da leggenda. A Vancouver l'onore di essere il portabandiera nella cerimonia inaugurale. Miglior inizio non potrebbe esserci, no?
«È un grande onore, una grande emozione, un'enorme responsabilità. Mi sento rappresentante non solo degli atleti, ma anche di tutti i tifosi e degli appassionati italiani che ci seguiranno dal vivo e in tv. Quando il presidente Napolitano mi ha consegnato la bandiera al Quirinale, mi tremavano le gambe...».
Sei il simbolo della nostra spedizione, l'uomo d'oro di Torino. Un sogno d'oro anche in Canada è possibile?
«Devono ricrearsi quelle condizioni perfette che ci furono al Sestriere. La neve, le gambe, i materiali, la giusta attitudine psicofisica, un pizzico di fortuna. Abbiamo lavorato duro: in staffetta possiamo giocarcela con tutti, per la 50 chilometri serve un'altra impresa».
Hai già pronta una dedica per un'eventuale ennesima medaglia olimpica?
«La dedicherei a tutti quelli che hanno fiducia in me, che mi sono a fianco e mi sostengono ogni giorno».
So che sei attento e scrupoloso fin nei minimi dettagli. Scommetto che hai fatto da un pezzo il vaccino contro la nuova influenza, vero?
«Sicuro! Passati due giorni dalla nomina a portabandiera, mi sono subito vaccinato! Anche perché io soffro d'asma, e a novembre c'era molto più allarme sulla pandemia. Non si può rischiare di mandare in fumo un'Olimpiade per un raffreddore...».
Tornerai dal Canada contento se....
«I quattro anni in più, rispetto a Torino, a volte si sentono nelle gambe. Ma un'Olimpiade ti mette le ali, ti fa trovare energie che neanche tu pensavi di avere. Sarò felice se avrò dato tutto, il meglio di me stesso».